Pesaro, la rissa del Campus continua
sui social: «Per chi vuole, c'è il bis»

Pesaro, la rissa del Campus continua sui social: «Per chi vuole, c'è il bis»
di Luigi Benelli
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Venerdì 8 Febbraio 2019, 08:15 - Ultimo aggiornamento: 09:49

PESARO - Le foto sui social dopo la rissa al campus scolastico. Dopo le botte, alcuni ragazzi hanno utilizzato la piattaforma Instagram per lanciare sfottò agli avversari. Facce di sfida con tanto di dito medio e richiesta di bis. “Branco di imbecilli...” un ragazzino apostrofa i “rivali” e qualcuno gli replica: “A te devo ancora prenderti...”. Le “storie” di Instagram durano 24 ore e sono evocative di quanto successo. Giovani e social dove tutto viene ingigantito, diventa virale, visto e commentato. Una voce che si sparge sul web ma che può fare molto male.
  
Ragazzi pronti a vantarsi, come era già accaduto a Pesaro con la storia di chi si era scattato un selfie sui binari mentre il treno stava arrivando. Sfide impossibili per avere like, mentre in questo caso sono affronti e sfottò per farsi grandi e sfidare i rivali. La rissa è tuttora al vaglio dei carabinieri che hanno in mano il caso. Dai primi riscontri tutto sarebbe nato da un incontro tra l’attuale fidanzato di una ragazzina e il suo ex. Quest’ultimo avrebbe voluto un chiarimento, ma per tutta risposta si è ritrovato davanti una ventina di ragazzi e lì sarebbe iniziata la rissa. Calci, spinte, pugni con un contuso portato in ospedale per accertamenti rispetto a una possibile rottura del setto nasale. L’ex sarebbe riuscito a sottrarsi alla rissa. Ma sono comunque volate le botte.
Ci sono ancora diversi punti oscuri, soprattutto rispetto ai ragazzi coinvolti di quali istituti siano. Al liceo scientifico sta tornando la calma, ma la ferita è ancora troppo fresca come spiega il preside del Marconi Riccardo Rossini che commenta anche la deriva delle foto sui social: «Purtroppo non viene percepito il disvalore della cosa. I social amplificano le cose positive ma anche quelle negative. E se i ragazzi hanno agito come una squadra pronta a una guerriglia, a una spedizione punitiva è chiaro che non hanno in testa il concetto di disvalore. Anzi sono pronti a rimarcare il gesto negativo sulle piattaforme on line. È una pessima dimostrazione». Se la preside dell’Ipsia Benelli dice che nessuno dei suoi ragazzi sarebbe stato coinvolto, il Marconi attende riscontri ufficiali dalle forze dell’ordine per attribuire responsabilità precise e affrontarle in appositi consigli di disciplina. «Abbiamo avuto altri colloqui coi genitori di ragazzi che hanno subito le botte. Si sono presentati spontaneamente, altri sono stati chiamati. Sono determinati a sporgere querela contro ignoti. Anche io li ho invitati a farlo perché questo caso non deve chiudersi e risolversi in un nulla di fatto. Ho personalmente visto i video delle telecamere di controllo che la Provincia ha installato in quest’area, ma prima di incolpare qualcuno aspetto che i carabinieri chiudano le indagini.

Poi interverremo anche noi con pene esemplari».

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