Nicola Baiocchi (coordinatore provinciale FdI): «Pesaro come la presa della Bastiglia»

Nicola Baiocchi (coordinatore provinciale FdI): «Pesaro come la presa della Bastiglia»
Nicola Baiocchi (coordinatore provinciale FdI): «Pesaro come la presa della Bastiglia»
di Simonetta Marfoglia
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Giovedì 21 Marzo 2024, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 12:08

Nicola Baiocchi, coordinatore provinciale e consigliere regionale di FdI, si sente un po’ il king maker dell’operazione Lanzi?

«Non mi sento un king maker, ma come coordinatore ed esponente del maggior partito mi sento la responsabilità di una scelta comunque condivisa da tutta la coalizione di centrodestra. A fine settimana ci presenteremo ufficialmente».

Perchè avete scelto Marco Lanzi come candidato sindaco per puntare a strappare il Comune al centrosinistra?

«Perchè Lanzi è un ottimo nome: credibile, affidabile e spendibile.

Viene dalla società civile, è un uomo dello Stato, come sindacalista della polizia sa muoversi nei rapporti con le istituzioni, tiene conferenze con i giovani per sensibilizzarli, è responsabile e pragmatico, sa ascoltare e il buon senso è la sua cifra. Può bastare?».

 Il Pd con il campo largo schiera Andrea Biancani il “macina-voti”.

«Biancani è il vecchio, Lanzi è il nuovo».

Può essere un claim elettorale, ma poi occorre argomentare.

«Biancani è senza dubbio un politico di lungo corso, ma è un uomo di apparato. Da quanto tempo ha incarichi come assessore in Comune prima e come consigliere regionale ora? Tutto il mio rispetto per Biancani ma lui è dentro il sistema, quel sistema che vogliamo scardinare perchè Pesaro ha bisogno di aria fresca e, come dice Lanzi, di dissipare quella cappa che pesa su tutta la città».

E’ però un politico popolare e in un certo modo anche bipartisan perchè piace anche a destra.

«Pure Lanzi lo è: conosciuto e trasversale. Un nome aggregante, chi lo conosce sa che è una persona che si mette al servizio per il bene di qualcosa o di qualcuno. Lo ha fatto per la polizia, lo farà per la città. La sua lista civica deve intercettare anche gli scontenti dell’attuale Amministrazione, che hanno votato Pd e ne sono rimasti delusi. E comunque come elettore il mio metro di valutazione più che la popolarità, i selfie o il presenzialismo è l’affidabilità».

Di cosa soffre maggiormente Pesaro?

«Di annuncite. La Pesaro nazionale sbandierata da Ricci è solo comunicazione e apparenza: lustrini e cotillons. L’effimero assunto a programma. Fateci caso, le prime dichiarazioni di Biancani sono state rivolte ai quartieri, forse perchè anche lo stesso Biancani si è reso conto dei problemi accantonatati sotto il tappeto. Dalla Pesaro nazionale alla Pesaro dei quartieri, un bel ridimensionamento, ma forse è tempo di scendere con i piedi a terra».

Che tipo di polvere è finita sotto il tappeto?

«Lo stato delle strade per esempio, le buche, le manutenzioni, la pessima gestione delle opere pubbliche, i ritardi nei lavori come l’Auditorium Scavolini. Cose concrete che poi sono quelle che interessano al cittadino. E poi la mancata partecipazione. Cito, ma solo come buon ultima, la variante urbanistica di Soria con il Comune che ha fatto parziale retromarcia a furor di residenti. Direi che è tempo di far basta con i dibattiti compressi tra Villa Fastiggi e Muraglia. Fuori da quegli enclavi c’è un mondo, c’è Pesaro».

Per il centrodestra sarà una campagna da ora o mai più.

«Siamo carichi a palla. E’ la grande occasione non per noi, ma per la città e ce la giocheremo fino in fondo. Il trend politico, da Roma alla Regione è dalla nostra parte, possiamo conquistare Pesaro, il Municipio sarà la nostra presa della Bastiglia».

Addirittura?

«La valenza storica è la stessa. Una rivoluzione dopo 78 anni».

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