PESARO - Quelle parole di troppo che fanno cambiare il reato da furto a rapina. E che ora costano molto caro all’imputata. Il fatto era successo il 20 aprile scorso e ieri c’è stata la sentenza con rito abbreviato per la prosecuzione della direttissima. Una rumena di 25 anni si era intrufolata in un negozio di un centro commerciale e aveva distrutto i dispositivi antitaccheggio di t shirt, leggins e scarpe Puma per infilarseli in una borsa e cercare di scappare.
Una volta scoperta sono stati chiamati i carabinieri.
I carabinieri non hanno potuto far altro che arrestarla in flagranza di reato e restituire la merce del valore di 155 euro. Ieri mattina il processo con la giovane, gravata già di vari precedenti sempre legati ai furti, difesa dall’avvocato del foro di Pesaro Stefano Vichi. Il giudice ha condannato la 25enne a 3 anni e 4 mesi con rito abbreviato. Quella minaccia gli è costata molto cara perché la rapina è punita da cinque a dieci anni.
La scelta del rito ha contribuito allo sconto, ma l’avvocato è pronto a fare appello. «Aspetteremo le motivazioni e andremo avanti. Per noi è da considerarsi un furto non una rapina e la pena è spropositata rispetto all’entità del fatto, un furto di abbigliamento da 155 euro. Motivo per cui faremo appello. Ora la ragazza è agli arresti domiciliari e ho presentato una istanza affinché possa andare comunque a lavorare per la stagione estiva.