Siccità, pesci nella trappola dei fiumi in secca. Salvati dai volontari Fipsas con le vasche ossigenate

I volontari che salvano i pesci
I volontari che salvano i pesci
di Osvaldo Scatassi
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Domenica 7 Agosto 2022, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 8 Agosto, 18:56

PESARO I torrenti della nostra provincia si stanno trasformando in trappole mortali per i pesci e al momento sono gli stadi di vita giovanili i più esposti alla micidiale secca provocata dalla lunghissima siccità. C’è molto da fare per le guardie volontarie di Fipsas, la federazione dei pescatori sportivi, che sono già intervenute un paio di volte con elettro-storditori e vasche ossigenate per salvare trote, barbi, cavedani e altra fauna ittica tipica delle nostre zone.

Il salvataggio dei pesci

Decine e decine di chili, pesci che altrimenti sarebbero stati condannati alla morte per asfissia.

Una lenta agonia in pozze d’acqua sempre più piccole, sempre più avare di ossigeno e surriscaldate dal sole battente. «Ogni estate effettuiamo interventi di questo tipo, ma ogni anno è peggio», afferma il cantianese Luigi Soriani, presidente regionale della federazione. «Speriamo che piova al più presto – sostiene l’urbinate Diego Tontini, responsabile provinciale dei volontari Fipsas – perché quando si comincia ad attingere ai pozzi di acqua profonda, per fare fronte ai problemi provocati dalla mancanza di precipitazioni, i tratti più elevati dei torrenti tendono a prosciugarsi con maggiore velocità». E allora, quando l’ultima acqua in superficie si concentra in qualche ristagno o quando ne scorre ormai troppo poca, le guardie volontarie si prodigano per salvare la fauna ittica allo stremo. I pesci recuperati vengono trasportano dove il corso d’acqua abbia ancora un minimo flusso vitale. Traslochi su brevi distanze, comunque, perché l’idea è che il pesce possa tornare in breve tempo al suo luogo d’origine.

Gli interventi di salvataggio

 Per le guardie volontarie di Fipsas l’emergenza estiva è cominciata nella prima decade di luglio: «Siamo intervenuti con elettro-storditori e vasche ossigenate nell’alto Bevano, dove circa cinquanta giovani trote in difficoltà sono state prelevate e rilasciate più a valle», spiega Tontini. Venerdì scorso il secondo intervento, sempre lungo il Bevano. Almeno settanta trote sono state recuperate e restituite allo stesso corso d’acqua poco prima di Cantiano. Prossima tappa sarà il torrente Biscubio ad Apecchio. Anche là una situazione assai problematica a causa di questa asfissiante siccità estiva. «In precedenza – specifica il presidente Soriani – sono stati effettuati anche altri interventi di recupero, resi però necessari dalla concomitanza con alcuni ripristini degli argini». È stato il caso del torrente Tenetra, dove i volontari hanno prelevato trote e scazzoni (Cottus gobio il nome scientifico), pesci di abitudini notturne che popolano i torrenti del nostro Appennino e che non superano i 15 centimetri di lunghezza. Inconfondibili per la livrea mimetica e per la grossa testa, sono considerati un indicatore di qualità, perché rifuggono l’acqua inquinata. Un altro analogo intervento sul Candigliano ha invece riguardato barbi e cavedani. Segnali preoccupanti, infine, anche dal torrente Cinisco. Previsto a giorni un sopralluogo sul Cesano. 

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