Fine dell’incubo per 24 famiglie di Vismara: accordo raggiunto tra Erap e Comune, torna l’acqua calda

Fine dell’incubo per 24 famiglie di Vismara: accordo raggiunto tra Erap e Comune, torna l’acqua calda
Fine dell’incubo per 24 famiglie di Vismara: accordo raggiunto tra Erap e Comune, torna l’acqua calda
di Miléna Bonaparte
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Giovedì 14 Settembre 2023, 03:50 - Ultimo aggiornamento: 15:01

PESARO Ci sono voluti sette mesi, tra docce gelate e prima ancora freddo da battere i denti, ma alla fine a Vismara è stata trovata la quadra per le 24 famiglie delle case popolari di via Senna che da fine febbraio hanno l’allaccio del gas staccato. Appartamenti di edilizia sovvenzionata senza acqua calda e riscaldamento perché circa la metà degli inquilini non paga regolarmente le bollette. Si ipotizza un debito per l’utenza condominiale di circa 40 mila euro. Per colpa dei noti “furbetti” del contatore, anche i residenti in regola con i pagamenti hanno passato i mesi più rigidi, fino a estate inoltrata, senza caldaia. 

 
Le responsabilità


Ma la situazione è complessa, in quanto tra i casi di morosità ci sono anche quelli di persone che per indigenza, disagio economico, perdita del lavoro oppure disabilità non ce la fanno proprio a saldare ogni mese le spese di condominio e le diverse utenze.

Famiglie, quindi, che vanno aiutate, non certo penalizzate.


Dopo liti e accuse reciproche, l’Erap che gestisce gli alloggi e il Comune, proprietario dello stabile di via Senna inaugurato a giugno del 2018, hanno raggiunto un accordo per riaprire l’allaccio dell’utenza energetica entro fine settembre e installare delle valvole in ogni appartamento che permettano il blocco della erogazione del gas soltanto a chi non paga. Una soluzione tampone all’insegna del risparmio e del senso pratico. La spesa sarà intorno agli 80-90 mila euro, mentre non è stato possibile affrontare i costi per sostituire l’impianto di riscaldamento e renderlo autonomo per ogni inquilino.


Tutto sarà pronto per ottobre, assicurano a Vismara. Per riattivare l’allaccio, l’Erap e il Comune si sono impegnati a trovare insieme le risorse per saldare le bollette rimaste sospese, attraverso un anticipo degli arretrati che poi saranno restituiti, magari a rate, dai ”furbetti” che non hanno più pagato. Bisognerà, al tempo stesso, valutare con attenzione le situazioni delle famiglie in difficoltà economiche che non riescono a fare fronte alle bollette. Non si stacca certo il contatore a chi, al contrario, deve essere sostenuto per fronteggiare le spese quotidiane. 


«Il condominio a edilizia sovvenzionata di via Senna, case popolari di recente costruzione - spiega il vice presidente del consiglio regionale Andrea Biancani del Pd -, a tutt’oggi è ancora senza acqua calda, una decina di famiglie non intende pagare i consumi, eludendo le regole condominiali e approfittando della difficile situazione determinata da chi ha reali difficoltà economiche per affrontare le spese. La soluzione delle valvole in ogni alloggio è la meno dispendiosa per risolvere velocemente il problema, considerando che sostituire la caldaia sarebbe stato troppo oneroso». È proprio per evitare simili disagi, vale a dire che alcuni condomini non paghino i servizi e ci rimettano le famiglie in regola, che Biancani chiede a Erap e Comune di «prevedere negli alloggi ancora da realizzare l’installazione di contatori autonomi per ogni famiglia». 


Il sollecito


«Sollecito in particolare - prosegue - che nei progetti per l’efficienza energetica e l’innovazione sostenibile siano eliminate le caldaie uniche e trovate altre soluzioni per rendere indipendenti le utenze. Per esempio pompe di calore, condizionatori e altre modalità da individuare. Mi riferisco in particolare all’edificio delle Zoccolette in via della Vetreria, il progetto e la proprietà sono dell’Erap, agli alloggi di via Mazza a palazzo Aymonino che sta realizzando l’ente regionale, ma c’è anche la parte del Comune, infine agli edifici per l’edilizia sociale legati ai fondi Pinqua Pnrr dove si realizza sempre una compartecipazione di Comune ed Erap, per esempio all’ex San Benedetto». 

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