Amianto nei quartieri, la mappa dei luoghi a rischio. Da Villa San Martino a via Curiel: Gambini censisce

Tetti in amianto in via Curiel
Tetti in amianto in via Curiel
di Miléna Bonaparte
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Giovedì 29 Giugno 2023, 04:30 - Ultimo aggiornamento: 11:37

PESARO Una fibra killer invisibile e tenace che rappresenta un rischio per la salute anche in città. Ogni quartiere ha la sua allerta. Un primo contributo alla mappatura dei luoghi ancora contaminati dall’amianto, a distanza di 31 anni dalla legge che ha messo al bando la sostanza cancerogena, l’ha fornito il consigliere comunale Emanuele Gambini della lista di centrodestra Prima c’è Pesaro. Un’istantanea, con alcuni siti pericolosi e le quantità di scorie da smaltire fornite dall’Arpam, uscita dalla mozione che martedì sarà discussa in commissione Ambiente. 


L’obiettivo

L’obiettivo è mettere in sicurezza i manufatti edilizi pericolosi, soprattutto quelli friabili le cui particelle si disperdono nell’aria e possono venire respirate. Ci sono i capannoni di via Becci e via Mercadante, in origine 8.000 metri quadrati di copertura in eternit a Villa San Martino in parte smaltita, in parte riverniciata che rappresenta una mina vagante nella zona densamente popolata, nelle vicinanze ci sono infatti una scuola materna, dei palazzoni, il parco pubblico, una palestra e una concessionaria d’auto. Altro sito a rischio lungo via Curiel, in pieno centro storico, è la copertura del supermercato Coal vicino al liceo Morselli. Nei pressi dell’Ipercoop permangono manufatti davanti al parco Miralfiore e adiacenti a zone residenziali. E poi a Muraglia davanti al campo sportivo e alle abitazioni del quartiere. Una zona di Tombaccia è monitorata dall’Ast per l’alta presenza di coperture in eternit a ridosso delle case. Infine è stato segnalato un crescente fenomeno di abbandono del materiale cancerogeno davanti a cassonetti dell’immondizia. «Ma a Pesaro ce ne sono tanti altri di luoghi contaminati - rincara la dose Gambini -, la maggior parte delle persone non percepisce del tutto il pericolo e il Comune fa finta di non vedere. In diversi quartieri è presente dell’amianto in decomposizione che si sfalda e rappresenta il rischio maggiore. Nei confronti di alcuni imprenditori si è chiuso sempre un occhio, mi riferisco in particolare ai capannoni di Cartoceti tra via Becci e via Mercadante, dove ancora i titolari temporeggiano per la bonifica. È necessario prendere in mano il problema, nella mozione chiedo che il Comune si impegni a fare il monitoraggio, anche se decisamente tardivo, e venga stanziato un fondo annuale per dare contributi a fondo perduto alle famiglie, ai privati e alle imprese che devono smaltire. 

Tempi rapidi

«Naturalmente nei manufatti comunali, specie dove l’amianto è sfaldato, si provveda a eliminare il pericolo in tempi molto rapidi».

Emanuele Gambini polemizza anche con l’interrogazione presentata in consiglio regionale da Micaela Vitri del Pd per allargare le maglie dei requisiti nei bandi rivolti a chi deve fare le bonifiche: «Negli ultimi 25 anni, dalla nascita dell’Ona, l’Osservatorio nazionale sull’amianto, e dai primi contributi pubblici, in Regione il governo era di centrosinistra e non hanno fatto assolutamente nulla. Leggere adesso che la consigliera Vitri si fa paladina della battaglia mi fa sorridere». Secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale, nelle Marche c’è una presenza di amianto friabile in 89 scuole e 1 ospedale. In provincia il report ne ha individuato 8.660 chili in 1.393 siti, di cui solo 17 sono stati bonificati fino al 2006. Risulterebbero all’interno di edifici pubblici e privati circa 50.435.600 chili di amianto compatto. Purtroppo delle 199.732 schede inviate dall’Arpam alle aziende e agli enti pubblici per un censimento finalizzato alla messa in sicurezza, solo nel 26% dei casi è arrivata una risposta. 

Le verifiche

«Bisogna portare alla luce tutti i manufatti che si stanno sgretolando - ribadisce Gambini -. Ma dove vengono conferiti? Altro nodo della questione, è necessario creare un’informazione corretta sul ciclo di smaltimento dell‘amianto. Nel frattempo chiedo che il Comune avvi il monitoraggio, che era da cominciare 20 anni fa, perché sappiamo che i manufatti di amianto hanno una durata di 50-60 anni. E poi se sono all’aria aperta, come tetti, verande e muri, si sgretolano più facilmente, creando un danno maggiore. Vanno rimossi al più presto perché la polvere della fibra di amianto andrà a impattare sulle malattie dei nostri figli e nipoti». 

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