Turismo, a Pesaro è già caccia ai lavoratori stagionali (sempre di meno). Il caso della gelateria di D'Urso: «Non ho scelta, non riapro»

Turismo, a Pesaro è già caccia ai lavoratori stagionali (sempre di meno). Il caso della gelateria di D'Urso: «Non ho scelta, non riapro».
Turismo, a Pesaro è già caccia ai lavoratori stagionali (sempre di meno). Il caso della gelateria di D'Urso: «Non ho scelta, non riapro».
di Letizia Francesconi
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Martedì 31 Gennaio 2023, 02:45 - Ultimo aggiornamento: 1 Febbraio, 07:42

PESARO Sono i giorni della merla ma in zona mare c’è già fermento: alberghi in ristrutturazione come il Cruiser, potature in viale Trieste, ritocchi di arredo. E lo stesso fermento lo si ritrova negli annunci che tornano ad affollare le bacheche soprattutto virtuali. E’ già caccia agli stagionali. L’Hotel Clipper, per esempio, cerca collaboratori di sala, così anche l’Hotel Atlantic. E poi ci sono i locali, i chioschi, gli stabilimenti, le gelaterie. Ancora poche risposte, tanto che c’è già chi mette le mani avanti. Durso Gelati, di viale Napoli non aprirà. E spiega il perchè. «Quasi una scelta obbligata la mia, dal caro bollette al problema del personale, e così per questa estate ho deciso di non riaprire la gelateria» puntualizza Fabiano Durso, di Durso Gelati in viale Napoli.


Il rammarico


«C’è rammarico - continua - ma per una piccola attività farsi carico tout court del lavoro dei tre mesi estivi con poco personale o con neoassunti, non sempre preparati e che di punto in bianco se ne vanno, non è più gestibile.

Poco riscontro per le offerte di lavoro certo, ma tutto unito ad una scarsa responsabilità. Una questione culturale e di cambio di abitudini e mentalità. Comprensibilmente una persona dai 45-50 anni e con famiglia, non accetta più come anni fa la stagione così come i ragazzi sono restii a lavorare in modo continuativo, compresi festivi e weekend per 1000-1200 euro al mese. Anche gelaterie importanti hanno constatato difficoltà, ma per un’attività collaudata con 25 dipendenti fra fissi o a chiamata, reggere anche le carenze è ben diverso».

Pizzaioli e cuochi: «La verità è che siamo sempre in affanno per trovare quel personale fondamentale, che consente di mantenere attività come le nostre – osserva Claudia Dominici, gestore del ristorante sull’arenile a bagni Helios in strada delle Marche – annunci ne stiamo pubblicando anche sulle bacheche delle pagine facebook, ma ci sono figure che proprio non si trovano. Per evitare il caos dello scorso anno, magari nel bel mezzo dell’estate, ho scelto di far entrare in società un cuoco, in modo tale da essere sempre coperta. Non si trovano baristi con esperienza, per esempio nella preparazione dei drink e per gli aperitivi, anche fra i giovani, oltre ai pizzaioli. E chi trovi, spesso, arriva in città solo per il periodo necessario alla stagione ma accetta solo se è garantito il vitto e alloggio per l’intero periodo. Nel nostro caso ciò non è possibile. Trovare un pizzaiolo professionista è un’impresa, sempre di più riceviamo proposte di chi arriva dalla Puglia o dalla Campania». 

L'approccio al lavoro


Fra chi pensa che sia l’approccio a questo tipo di lavoro ad essere cambiato è Simone Mariotti dello stabilimento Bahia del Sol: «Nonostante ci stiamo muovendo con la promozione social, il nostro post facebook per la ricerca di personale ha ottenuto circa 7 mila visualizzazioni ma ad oggi sono solo 15 i curriculum ricevuti. Stiamo cercando soprattutto personale al bar e camerieri. Due le constatazioni da fare: ancora adesso, nonostante il Governo abbia annunciato il superamento del reddito di cittadinanza, ci sono diversi candidati che chiedono la possibilità di lavorare in modo saltuario e in nero, pur di mantenere l’incentivo per i mesi restanti. Ormai però il lavoro stagionale non può prescindere dalla regolarità di contratto e delle condizioni».

Persino i ristoranti stellati si trovano in difficoltà. Per Alessandro Corsini del Cocobongo sul litorale di Levante «quello che si nota è la mancanza di esperienza. Cuochi o pizzaioli che si possano definire tali. Forse sarò un po’ in controtendenza rispetto ad altri colleghi, ma per il mio bar e la spiaggia, di curriculum, me ne sono arrivati diversi, ancora però da vagliare. La nota dolente è l’inesperienza e lì purtroppo, con i ritmi della stagione estiva, anche noi gestori abbiamo difficoltà a seguire i ragazzi, e così il turn over, è elevato».


Non un solo settore


«Purtroppo è tutto vero – osserva Stefano Ciotti chef stellato Nostrano – e, come se non bastasse, anche il più ricercato dei ristoranti deve fare i conti con margini risicati a causa degli aumenti da utenze e aumenti. Non c’è difficoltà a trovare solo personale di sala, ma un po’ per tutte le mansioni richieste nella ristorazione in senso lato o nell’indotto turistico. Non c’è più un ricambio generazionale, e i giovanissimi che escono dagli istituti professionali e che intraprendono la strada della ristorazione o della ricettività, in percentuale sono sempre meno, maggiormente portati verso settori legati ai social media o alla promozione e marketing. Anche mansioni, dove è richiesto un impegno fisico e manuale sono messe in secondo piano. Uno scotto questo pagato con la pandemia e dopo il lockdown».

 

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