Gestione pubblica per acqua e rifiuti, la proposta di Ruggeri (M5S) dopo il caso Riceci: «Si studi come estromettere Hera»

Gestione pubblica per acqua e rifiuti, la proposta di Ruggeri (M5S) dopo il caso Riceci: «Si studi come estromettere Hera». Nella foto il sito di Riceci di Petriano e, nel riquadro, Marta Ruggri
Gestione pubblica per acqua e rifiuti, la proposta di Ruggeri (M5S) dopo il caso Riceci: «Si studi come estromettere Hera». Nella foto il sito di Riceci di Petriano e, nel riquadro, Marta Ruggri
di Lorenzo Furlani
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Lunedì 28 Agosto 2023, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 13:33

FANO - Servizio idrico integrato, gestione dei rifiuti, affare Riceci e discarica di Monteschiantello: sono i temi caldi a 9 mesi dalla tornata amministrativa del 2024 su cui tre ex amministratori comunali di Fano (Carnaroli e Baldarelli, ex sindaci, e Busca, ex assessore) hanno lamentato la mancanza di dibattito pubblico e il silenzio dei candidati.

Marta Ruggeri, capogruppo in Regione del M5S, lei ogni tanto viene tirata per la giacca come candidata sindaca dei progressisti a Fano: sulla gestione pubblica dell’acqua, chiesta dai tre ex amministratori, ha presentato una proposta di legge, idea quindi fattibile?

«Noi abbiamo individuato la strada della creazione di due ambiti territoriali per il servizio idrico integrato: uno corrispondente alle province di Ancona e Pesaro (Marche Nord), l’altro alle restanti tre province (Marche Sud). Questa è una soluzione perché nel territorio delineato i gestori pubblici a cui affidare il servizio sarebbero prevalenti. Resterebbe isolata Marche Multiservizi, che costituisce un’anomalia nella regione come unica società mista pubblico privata».

Ma c’è qualche ostacolo?

«Il centrodestra propone un ambito unico regionale, caldeggiato dai tecnici: così resterebbe aperta la possibilità che le singole province si organizzino in maniera indipendente.

Quindi,nella provincia di Pesaro Urbino Marche Multiservizi resterebbe l’operatore principale».

Per i rifiuti, invece, come le sembra l’idea di una collaborazione tra Aset e Marche Multiservizi per superare la discarica di Riceci usando Monteschiantello come risorsa?

«Mi sembra una pessima idea rendere la nostra discarica ricettacolo dei rifiuti provenienti da altri territori per fare cassa, così come è stato fatto da Marche Multiservizi dal 2017 nei due impianti di Ca’ Aprete e Ca’ Lucio, riempiti con gli scarti industriali anche da fuori regione ben oltre i limiti previsti dal piano regionale di gestione dei rifiuti con l’autorizzazione dell’Assemblea territoriale d’ambito».

Comunque, la discarica di Monteschiantello sarebbe una risorsa nel senso del business solamente con l’ampliamento su 43 ettari studiato da Aset ma osteggiato dai cittadini di San Costanzo. Qualcuno può aver pensato di sfruttare il sito per portarci i 4/5 dei rifiuti produttivi di tutte le Marche dei prossimi 25 anni al posto del sito di Riceci?

«Io immagino di sì. Comunque a Monteschiantello una percentuale di rifiuti industriali può essere smaltita, per cui basta fare delle convenzioni con i privati. Non c’è bisogno di una società di scopo tra Aset e Marche multiservizi che potrebbe rivelarsi un cavallo di Troia per agevolare la fusione, che per noi sarebbe una scelta assolutamente negativa».

In ogni caso, si delinea un problema perché nel 2027 si esauriranno entrambe le discariche di Fano e Tavullia. Come si risolve, considerato che entro il 2030 in discarica potrà finire solamente il 10% dei rifiuti urbani, perciò questo non sarà un business?

«Da 15 anni noi gridiamo inascoltati che saremmo arrivati a questo. Ora pare che se ne siano accorti tutti. Quindi chi ha creato questa situazione, consentendo che venisse fatta cassa e che i profitti per una buona metà venissero portati a Bologna, adesso trovi la soluzione. Per noi è da evitare la costruzione di nuove discariche e soprattutto sia chiaro, visto che qualche politico ogni tanto avanza l’ipotesi: se si punterà sul termovalorizzatore il Movimento 5 Stelle salirà sulle barricate. Si passi a una vera economia circolare: riduzione e riutilizzo dei rifiuti, soprattutto revisione dei cicli produttivi per evitare di produrre scarti».

Il punto sensibile sollevato da Carnaroli, Baldarelli e Busca è quello della partecipazione democratica alle scelte. Finora la pianificazione dell’Ata è stata modellata sugli interessi di Marche Multiservizi.

«Sicuramente la parte pubblica ha avuto un ruolo marginale e lo si è visto anche da quanto emerso sull’aumento degli stipendi del cda, che ha creato molto scalpore e ha reso immediata alla cittadinanza la percezione del grado di sudditanza degli amministratori pubblici».

Si può pensare alla ripubblicizzazione anche del servizio integrato dei rifiuti per dare la priorità alla soluzione dei problemi ambientali piuttosto che alla produzione di utili, con l’esclusione di Hera?

«Credo che si debba mettere in campo uno studio serio su che cosa comporterebbe la ripubblicizzazione, per verificarne la strada. In questi anni ho capito che quando la politica vuole raggiungere un obiettivo gli strumenti normativi e tecnici si trovano. Anni fa sembrava impossibile, per esempio, la chiusura dell’azienda ospedaliera Marche Nord, invece è stato fatto».

Dicevamo che qualcuno la tira per la giacca perché accetti la candidatura a sindaca: i tempi stringono, che farà?

«Farò quello che il movimento a cui appartengo mi chiederà».

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