Fano, primo tour al cantiere vitruviano. L'ex proprietaria dello stabile: «Qui si nasconde un vero tesoro, mio nonno lo diceva. In cantina c'erano della gallerie»

E la narrazione di Ilaria Venanzoni affascina i visitatori

La prima visita al cantiere vitruviano
La prima visita al cantiere vitruviano
di Massimo Foghetti
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Martedì 12 Settembre 2023, 02:15 - Ultimo aggiornamento: 13 Settembre, 07:25

FANO E’ stata molto apprezzata l’iniziativa della Soprintendenza di aprire al pubblico il cantiere allestito per le indagini archeologiche in via Vitruvio, dove è venuto alla luce un edificio risalente all’epoca romana che si ipotizza possa essere la basilica di Vitruvio. Le prime notizie della scoperta avevano destato grande curiosità in tutta la cittadinanza, da cui si era levata unanime la richiesta di poter vedere ciò che gli archeologi stavano riportando alla luce. In poche ore nella giornata di sabato tutte le prenotazioni per le visite che si sarebbero organizzate il giorno successivo, sono andate esaurite. 

 


I consigli di sicurezza


Ottima l’organizzazione: a tutti i visitatori è stato distribuito un elmetto, sono state impartite alcune prescrizioni per come ci si sarebbe dovuti comportare all’interno di un cantiere e si è limitato il loro numero per ogni visita, in modo che potesse svolgersi nel migliore dei modi. Tra l’altro ad illustrare ciò che è stato scoperto è stata la stessa funzionaria della Soprintendenza Ilaria Venanzoni, responsabile delle ricerche. All’uscita i gruppi sono apparsi particolarmente impressionati per quanto loro illustrato. Per Girolamo Badiali: «La visita – ha detto - è stata particolarmente esplicativa, merito dell’archeologa che ha sintetizzato in modo particolarmente apprezzabile l’esito delle ricerche, al momento alquanto limitato, ma ricco di elementi significativi che possono confermare tutto quello che noi ci aspettiamo da tempo, cioè il ritrovamento della basilica di Vitruvio. 

«Livello embrionale ma estremamente interessante»


A parte questo i marmi che si sono ritrovati sono la testimonianza certa di un edificio importante e questo già costituisce una nuova risorsa per la conoscenza della storia della città. A mio parere gli scavi devono proseguire su tutta l’area disponibile per aggiungere nuovi elementi a quelli già acquisiti». 
«E’ vero che siamo solo a livello embrionale – ha aggiunto Patrizia Gragnola, noto avvocato della città – ma quello che ci è stato mostrato è estremamente interessante, non solo per quanto riguarda gli ambienti e i marmi che li decoravano, ma anche per gli oggetti che sono stati ritrovati molto significativi sia dell’epoca romana che dei secoli successivi, segno della lunga frequentazione del luogo che ha conosciuto più funzioni.

Ritengo che sia assolutamente necessario reperire i fondi per continuare le ricerche, una simile scoperta non può essere lasciata a metà». 

L'ex proprietaria dello stabile


Nel luogo abbiamo incontrato anche l’ex proprietaria dello stabile in via di ristrutturazione dove sono stati effettuati i ritrovamenti, Anna Maria Di Carlo che molti conoscono come appartenente alla famiglia Darderi che per lungo tempo ha gestito il bar del mercato di piazza Andrea Costa.
«Che nella nostra casa – ha detto – si nascondesse un tesoro l’aveva sempre detto mio nonno Aurelio, il che motivava noi quando eravamo bambini ad effettuare spedizioni avventurose nelle cantine, da dove partivano delle gallerie che si perdevano nel sottosuolo fanese. Ricordo di aver notato in questi ambienti muri importanti che certamente appartenevano ai tempi passati. Mi auguro che le ricerche continuino anche negli ambiente sotterranei, sono sicura che anche lì emergeranno significative scoperte». 

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