Trivellazioni nell'Adriatico, il professor Emanuele Tondi: «Nessuna sismicità in superficie
Le estrazioni di gas sono sicure»

Trivellazioni nell'Adriatico, il professor Emanuele Tondi: «Nessuna sismicità in superficie Le estrazioni di gas sono sicure»
Trivellazioni nell'Adriatico, il professor Emanuele Tondi: «Nessuna sismicità in superficie Le estrazioni di gas sono sicure»
di Martina Marinangeli
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Domenica 13 Novembre 2022, 02:10 - Ultimo aggiornamento: 14 Novembre, 07:27

Professor Emanuele Tondi, docente di Geologia strutturale e responsabile della sezione Ingv dell’Università di Camerino: la ripresa delle trivellazioni nell’Adriatico per l’estrazione del gas potrebbe avere conseguenze sull’attività sismica?
«Prima di tutto vorrei precisare che nella bozza del decreto-legge c’è scritto che sarà consentito il rilascio di nuove concessioni. Quindi, eventualmente, sarà ripresa l’attività estrattiva in giacimenti già presenti e strutturati. Non si parla di esplorazione o nuove perforazioni». 
Intende che l’impatto sarà quindi contenuto?
«Il tema della “sismicità indotta” da attività antropiche e, in particolare, legata alla coltivazione di idrocarburi, è piuttosto complesso. I processi capaci di stimolare sismicità durante le attività di sfruttamento di giacimenti di idrocarburi sono diversi».
Per esempio?
«Il più evidente riguarda la riduzione della resistenza della roccia e delle faglie (fratture) causata dall’immissione di fluidi nel sottosuolo».
Come accade?
«Nell’estrazione di idrocarburi c’è la necessità di reimmettere nel sottosuolo l’acqua di scarto del sistema e questo può far aumentare la pressione dei fluidi in profondità, riducendo la resistenza della faglia che quindi si attiva generando il terremoto».
Dunque c’è un collegamento tra trivellazioni e terremoti?
«Solitamente, la sismicità indotta/innescata si sviluppa entro modeste distanze (pochi chilometri) rispetto al giacimento ed è rappresentata da microsismicità, con magnitudo prossime a 0. Tutte le fasi della produzione sono monitorate per legge, seguendo le linee guida dell’ex Ministero della transizione ecologica ora dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica».
Non la avvertiremmo sulla terraferma, quindi.
«Esatto.

Parliamo di microsismicità, non avvertita in superficie, monitorata e controllata affinché non si superi una soglia di sicurezza prestabilita».

Ne consegue che la sequenza sismica in corso non ha niente a che fare con le trivelle.
«Niente a che fare. Come detto, la “sismicità indotta” dall’attività estrattiva di idrocarburi è rappresentata da microsismicità. Non sono noti in nessuna parte del mondo terremoti di queste magnitudo indotti o innescati da attività antropiche. Inoltre, quella faglia genera terremoti da centinaia di migliaia di anni, quando non c’era neanche l’uomo sulla faccia della Terra e sta lontano qualche decina di chilometri dai pozzi attivi e produttivi dell’area».
Quali potrebbero essere - nel caso ce ne fossero - le conseguenze della riattivazione delle trivelle, in termini geologici?
«In termini geologici nessuna, semplicemente l’utilizzo di una risorsa naturale». 
Come valuta la riattivazione dell’estrazione dai giacimenti a largo delle nostre coste? È d’accordo?
«La transizione energetica va perseguita con convinzione e con urgenza a livello globale: il pianeta Terra è uno solo. Quindi, non utilizzare il gas nostro per comprarlo a caro prezzo dall’estero mi sembra una scelta poco razionale».
 

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