Il terremoto avvenuto in mare questa mattina a poco più di 30 chilometri da Fano e Pesaro, nelle Marche, «è uno dei più forti avvenuti in quest'area dal Novecento». Lo spiega Piero Farabollini, presidente delll'Ordine dei geologi delle Marche. «Ma è anche un evento - sottolinea - che possiamo considerare normale per la nostra regione: la fascia costiera e marina è infatti una delle tre zone sismo-tettoniche delle Marche. Queste faglie possono produrre terremoti di magnitudo massima stimata di 6 M, a differenza delle faglie appenniniche dove si possono produrre sismi fino a 7 M».
Un terremoto così forte in quest'area non si verificava dal 1930
Il presidente dei geologi marchigiani è dal 4 ottobre 2018 al 14 febbraio 2020 è stato anche Commissario straordinario di Governo alla ricostruzione per le zone del terremoto del 2016: «Questi eventiti ci dicono quindi, che considerata la zona in cui si è prodotto, è stato un terremoto molto forte. Per fare alcuni confronti, era dal 1930 che non si produceva un sisma così forte al largo della costa settentrionale marchigiana: l'evento al largo di Senigallia, il 30 ottobre 1930, raggiunse magnitudo 5.8, la stessa del terremoto al largo di Rimini nel 1916».
«Nelle ore successive abbiamo assistito a diverse altre scosse, di intensità più contenuta, ed è probabile che ce ne saranno altre anche nel corso delle prossime settimane. Sono i cosiddetti 'after shock' - prosegue Farabollini - che però non devono preoccupare perché, dalle osservazioni e dai dati storici in nostro possesso, non si tratta di eventi che possono portare a un'altra scossa forte».
Farabollini: «Le trivelle non c'entrano»
Secondo Piero Farabollini è da escludere che il sisma possa essere stato causato dalle trivellazioni in mare alla ricerca di gas e idrocarburi. Una ipotesi che è circolata nelle ore successive al sisma e che è stata subito smentita dagli esperti.
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