Il picco d’efficienza di cuore e polmoni: solo a San Benedetto si può fare il test più avanzato nelle Marche

Il test che si può realizzare nel reparto di Cardiologia di San Benedetto diretto dal dottor Maurizio Parato
Il test che si può realizzare nel reparto di Cardiologia di San Benedetto diretto dal dottor Maurizio Parato
di Laura Ripani
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Martedì 26 Settembre 2023, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 13:57

SAN BENEDETTO - Sembra di entrare in un laboratorio della Nasa ma ora anche nel reparto di Cardiologia dell’ospedale Madonna del Soccorso si può effettuare un esame come quello dell’efficienza cardiopolmonare, attualmente unico nelle Marche. Da tutta la Regione ma anche da fuori regione stanno raggiungendo il presidio rivierasco per eseguire questo test, comprese blasonate società sportive come l’Ascoli calcio e molte altre che fruiscono di questo strumento valutativo poiché estremamente preciso, completo e utilissimo anche per lo sport agonistico. Un’eccellenza per la Cardiologia a indirizzo riabilitativo di San Benedetto, ddiretta dal dottor Vito Maurizio Parato che spiega così anche di cosa si tratta e come può essere utile alla salute.

 
Il funzionamento


 

«È un test che supera la cosiddetta tradizionale “prova da sforzo” poiché, mentre per mezzo di quest’ultima si può verificare il comportamento elettrocardiografico sotto sforzo del paziente, col test cardiopolmonare si può valutare anche l’aspetto metabolico e respiratorio.

Il tipo di apparecchiatura che viene utilizzata per eseguire il cardiopolmonare consente di misurare la ventilazione, il consumo di ossigeno e la produzione di anidride carbonica durante lo svolgimento dell’esercizio. In questo modo, con i parametri misurati si può avere un quadro complessivo dello stato fisiologico del paziente».

L’attrezzatura consiste in un ergometro, un elettrocardiografo dotato delle 12 derivazioni standard, un pneumotacografo (che serve a misurare la ventilazione polmonare) abbinato ad un analizzatore di gas (ossigeno e anidride carbonica), il tutto gestito da un software avanzato. Il paziente viene collegato a questa apparecchiatura per mezzo di un boccaglio dotato di rilevatore del respiro. Questo strumento trasmette, analizzando respiro per respiro, l’andamento del consumo di ossigeno e la produzione dell’anidride carbonica.

«L’apparecchiatura - aggiunge il primario - consente di costruire un grafico formato da una serie di curve che illustrano il metabolismo della persona». Il test è indirizzato a tre tipologie di pazienti. «La prima tipologia riguarda i cardiopatici ischemici - spiega Parato -: per loro è necessario verificare la riserva coronarica. Per esempio pazienti operati di by-pass coronarico serve a controllare l’eventuale presenza di ischemia da sforzo residua. Poi al cardiopatico e/o bronchitico cronico che sta svolgendo un programma riabilitativo. Infine, è rivolto a pazienti con scompenso cronico cardiaco più o meno grave. Infatti, attualmente è considerato un test fondamentale nella valutazione del paziente cardiopatico da candidare al trapianto cardiaco». Insomma e un test di valutazione funzionale completo proprio perché riesce a tracciare un profilo fisiologico di un soggetto sotto sforzo valutando sia l’aspetto cardiaco sia respiratorio che metabolico. La verifica della soglia anaerobica è molto importante nell’ambito della valutazione cardiologica.

«E’ un modo per avere - fa notare il medico - un adeguato controllo sull’attività fisica svolta dal cardiopatico in corso di un programma di riabilitazione. Questo grazie a parametri precisi utilizzati per impostare e monitorare il “training cardiovascolare” in sicurezza e con la certezza di ottenere un buon recupero. Infatti lavorando entro i limiti di questa soglia si ottengono effetti benefici, mentre oltre tale livello di guardia (ossia in condizioni di anaerobiosi) non si ha l’effetto allenante ricercato e si rischiano complicanze».



La Cardiologia di San Benedetto ha raggiunto competenze molto elevate nel campo della valutazione delle performance funzionali durante esercizio. Ciò anche grazie a programmi di training che lo staff di Parato ha seguito in prestigiose strutture cardiologiche italiane, come la Fondazione Monzino di Milano.

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