Le conclusioni
Il documento conclusivo ha delineato tre obiettivi specifici su cui la sanità mondiale dovrà concentrarsi: il primo è quello di «sviluppare e rafforzare l’architettura sanitaria globale per affrontare al meglio le emergenze di sanità pubblica». C’è poi la prospettiva di «contribuire a raggiungere una copertura sanitaria universale più resiliente, equa e sostenibile attraverso il rafforzamento dei sistemi sanitari». Ultimo, ma non in ordine di importanza, l’obiettivo di «promuovere l’innovazione sanitaria per affrontare le varie sfide sanitarie». Come ha spiegato a conclusione dei lavori il ministro della Salute giapponese Katsunobu Kato, l’incontro aveva infatti proprio lo scopo di promuovere il coordinamento sanitario globale nell’era post-Covid, rafforzando la cooperazione internazionale per la prevenzione, la preparazione e la risposta alle future crisi sanitarie e contribuendo ulteriormente al raggiungimento della copertura sanitaria universale in tutto il mondo.
Le prospettive
Nella dichiarazione finale che introduce il documento, i ministri del G7 Salute hanno convenuto sulla necessità di assumersi la «responsabilità collettiva di rafforzare l’architettura sanitaria globale traendo lezione da quanto accaduto durante la pandemia Covid per impegnarsi nuovamente a raggiungere la copertura sanitaria universale e a sfruttare le innovazioni per migliorare la salute globale».
I partecipanti
Oltre ai Paesi che sono membri fissi del G7 - ovvero Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Usa, Canada e Giappone - a Nagasaki sono stati invitati anche India, Indonesia e Vietnam, presenti con i loro rappresentanti. Prossima tappa: Ancona.