Il bluff dei progetti utili dimenticati dai comuni: solo 18 enti su 100 pensano al reinserimento di chi percepisce il reddito di cittadinanza

La sottosegretaria al Lavoro Rossella Accoto con Hadar Omiccioli
La sottosegretaria al Lavoro Rossella Accoto con Hadar Omiccioli
di Andrea Taffi
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Giovedì 6 Maggio 2021, 05:05

ANCONA - Il reddito di cittadanza viene erogato, i progetti utili per la collettività invece non vengono allestiti. E così salta il binario su cui doveva camminare il piano destinato all’inclusività e al reinserimento sociale di chi ha perso il lavoro è si trova nella fascia grigia. I numeri delle Marche consegnano uno scenario sbilanciato: solo 18 comuni su 100 ad oggi ha attivato i così detti Puc (Progetti Utili per la Collettività). 

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In numero assoluto sono 41 gli enti pubblici che hanno acceso l’opportunità elaborando 166 progetti per il reinserimento sociale e lavorativo dei percettori di reddito di cittadinanza.

Le assenze sono eccellenti: i quattro Comuni più popolosi della regione, Ancona, Pesaro, Fano e San Benedetto del Tronto, non hanno avviato alcuna progettualità. Ma anche Fermo, Urbino, Porto S. Elpidio, Sant’Elpidio a Mare, Grottammare, Porto San Giorgio. «La lista è lunghissima» afferma la senatrice Rossella Accoto, sottosegretaria al Lavoro e alle Politiche Sociali. Che prova a guardare avanti contemplando tutte le attenuanti del caso e cercando di costruire.

«Sicuramente - spiega - l’ultimo anno di pandemia, con i ritmi di vita e le dinamiche lavorative profondamente cambiate, non ha contribuito positivamente per l’identificazione e la pianificazione di iniziative utili alla popolazione. Per questo spero che il 2021 sia un anno di svolta sul tema inclusione sociale e che i Comuni, anche tramite il coordinamento di Anci possano essere realmente protagonisti. Sono loro, con la conoscenza profonda del territorio, a dover identificare le aree dove chi sottoscrive il Patto per l’inclusione Sociale può essere impiegato per il benessere della collettività». Per questo aspetto specifico dall’inizio del 2020 è attiva e funzionante la piattaforma GePI, gestita dai comuni e dai servizi sociali di questi. 


All’interno di questa l’Inps inserisce tutti i dati dei percettori di RdC che quindi sono sempre stati immediatamente identificabili dai Comuni. Così il cerchio si chiude. Anzi no, perché i progetti utili non ci sono. «Il reddito di cittadinanza - conclude Accoto - è stato pensato come misura contro la lotta alla povertà da una parte ma come argine contro l’esclusione sociale finalizzata al reinserimento lavorativo dall’altra. Appare evidente come quest’ultima parte sia ancora da completare o, come nel caso dei Puc, da registrare insieme agli attori principali coinvolti nella loro pianificazione».

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