Rilancio di Ancona e delle aree interne, ora serve la zona logistica semplificata

Il porto di Ancona
Il porto di Ancona
di Pietro Marcolini e Fabio Renzi
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Sabato 30 Gennaio 2021, 09:15

ANCONA - Una sorta di astuzia della ragione ha allineato l’avvio della ricostruzione nell’Appennino centrale colpito dagli eventi sismici e meteorologici del 2016/17 con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), “Next Generation Italia”.

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Il Commissario Legnini dopo aver sbloccato la ricostruzione - con una serie di ordinanze che hanno profondamente corretto e semplificato il quadro legislativo e amministrativo - insieme a Curcio, Capo Dipartimento di Casa Italia, ha presentato per le aree dell’Appennino centrale interessate dai crateri del 2009 e del 2016/17 la proposta “Ricostruzione sicura, sostenibile e connessa” che è stata inserita nel PNRR. Elaborata con il contributo volontario di Istao, Symbola, UniCam, Officina Italia, Usr L’Aquila e Abruzzo e di altri esperti è diventata uno dei quattro interventi speciali del capitolo “Inclusione e Coesione” del Piano Nazionale con un finanziamento aggiuntivo di 1,78 mld di euro.

Inoltre con la legge finanziaria 2021 all’area del cratere 2016 sono stati assegnati ulteriori 220 ml; 160 grazie al Contratto istituzionale di sviluppo (CIS) e 60 ml per i centri di ricerca delle Università territorialmente interessate. Un insperato e inedito quadro di opportunità che sollecita finalmente uno sguardo unitario sui due crateri che vengono così a configurare un’area che è il più grande cantiere e allo stesso tempo il più grande laboratorio di rigenerazione territoriale in Europa. Per vincere questa sfida sarà decisiva la capacità delle Regioni Marche, Umbria e Abruzzo di aprire una stagione di cooperazione interregionale visto che condividono la maggior estensione dei territori colpiti dal sisma del 2016 ma anche l’appartenenza alla Macroregione adriatico-jonica.

E proprio il ruolo di Ancona come Autorità del sistema portuale del mare Adriatico centrale suggerisce di ampliare la collaborazione anche all’assetto infrastrutturale e territoriale delle tre regioni non limitandola così alla sola area appenninica. Per completare il quadro degli strumenti già oggi a disposizione per sviluppare questa cooperazione interregionale diventa cruciale la costituzione di una zona logistica speciale (ZLS) che è la versione centro-settentrionale delle zone economiche speciali (ZES)destinate al Mezzogiorno. La legge precisa che in ogni regione non potrà sorgere più di una zona logistica semplificata e che questa zona potrà nascere soltanto nelle regioni che hanno almeno un porto con le caratteristiche stabilite nel regolamento U.E. n. 1315/2013 oppure un’Autorità di sistema portuale come nel caso di Ancona.

Questo strumento permette alle Regioni di creare delle zone produttive e funzionali alle infrastrutture portuali in cui si applicano condizioni fiscali e amministrative particolarmente favorevoli per una durata massima di sette anni prorogabili per altri sette; dalle operazioni doganali di trasporto delle merci alle procedure semplificate accelerate per gli insediamenti delle imprese.

Nel caso delle Marche si tratta di collegare a ritroso il porto di Ancona, il porto- aeroporto -interporto di Falconara e Jesi, di creare i collegamenti con il polo Fano-Urbino e con quello industriale montano di Fabriano a nord e con l’area autoportuale di Civitanova e San Benedetto sulla costa per avere un riferimento con l’asse del polo industriale di Porto d’Ascoli a risalire verso Ascoli e la Salaria. Il progetto però ha una sua rilevanza nazionale ed internazionale solo se riesce ad organizzare ed intrecciare servizi di carattere interregionale.

In primo luogo con l’Umbria che ha partecipato alla realizzazione dell’Interporto di Ancona - ed inizialmente anche dell’aeroporto di Falconara - e alla Quadrilatero e che condivide con le Marche il programma della banda ultra larga il cui completamento è previsto entro il 2021. Decisiva anche l’adesione dell’Abruzzo con il quale condividiamo l’impegno per la ricostruzione post sisma 2016. La classificazione europea “in transizione” delle tre regioni considerate crea inoltre precondizioni favorevoli per l’accesso ad incentivi specifici e privilegiati. Un disegno che oggettivamente non interessa il Lazio che per le Zone economiche speciali ha già aperto un fronte tirrenico d’impegno che riguarda Civitavecchia oppure i collegamenti con il sud e la Campania e che ha già una ZES operativa. C’è però un problema politico che riguarda l’iniziativa assunta subito dopo l’estate che ha visto protagoniste le regioni Molise, Abruzzo e purtroppo anche Marche per una ZLS del medio Adriatico centrata sul porto di Pescara.

È indubbio che l’intensità e la ricchezza delle relazioni militano a favore di uno spostamento verso nord come risulta evidente dalle geografie della ricostruzione e dei nessi strutturali e funzionali tra il nord dell’Abruzzo e il sud delle Marche e tra queste e l’Umbria. Per questo diventa necessaria ed urgente una iniziativa politica e istituzionale della Regione Marche e del Governo che candidi il porto di Ancona baricentro della ZLS del medio Adriatico. Anche alla luce del Green Deal europeo e del nuovo ciclo di programmazione europea 2021/27 vale la pena di tentare un progetto ambizioso che tenga insieme rigenerazione territoriale delle aree interessate dalla ricostruzione - quattro province su cinque e oltre il 40% del territorio marchigiano - mobilità sostenibile delle merci e delle persone, transizione energetica ed economia circolare. Una visione in grado di indicare una missione, di suscitare entusiasmi, di mobilitare le migliori energie della società, dell’economia e della cultura. Una sfida che per essere vinta deve saper produrre buona politica come la cooperazione regionale rafforzata e la collaborazione tra lo stato e le regioni. 

Pietro Marcolini (Presidente Istao)

Fabio Renzi (Segretario generale  fondazione Symbola)

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