Basse retribuzioni e precariato diffuso nelle Marche: lo scatto ora o mai più

Basse retribuzioni e precariato diffuso nelle Marche: lo scatto ora o mai più
Basse retribuzioni e precariato diffuso nelle Marche: lo scatto ora o mai più
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Martedì 28 Febbraio 2023, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 11:34

ANCONA -  Gli ultimi dieci anni hanno fatto registrare una diffusione dei lavoratori poveri, spesso senza le protezioni necessarie. Questo in uno scenario regionale che vede gli stipendi medi dei lavoratori dipendenti marchigiani al 12° posto in Italia e quelli dei redditi da lavoro autonomo al 10° posto. Secondo il Geography Index 2022 (Princing Jobs) le Marche per reddito medio sono 12°, con alle spalle l’Umbria (13°), ma sotto le altre regioni del Centro e di poco dietro l’Abruzzo (11°).

Uno scenario triste e sconsolato per una regione che fino a 20 anni fa sfoggiava un marchingegno produttivo e lavorativo che aveva spinto la società e l’economia regionale a un’ascesa tra le prime 5-6 regioni italiane a maggior benessere. Il terremoto infinito e poi la crisi economica, il Covid e la crisi energetica, la guerra e l’alluvione e infine l’inflazione a doppia cifra hanno scoperchiato l’altra faccia del problema lavoro e cioè le basse retribuzioni di un precariato diffuso e in crescita che, a sua volta, attesta la fragilità di un telaio di sviluppo che soffre anche il conformismo delle élite che guidano. 


Il declino


Declino produttivo, declino del lavoro, declino etico, declino della società e delle sue classi dirigenti, apparse in questi anni confuse, prive d’idee lungimiranti da sperimentare, senza scatti decisionali.

Le basse retribuzioni medie dei marchigiani diventano del tutto inique, quando consideriamo donne e giovani, bistrattati nelle retribuzioni medie. A esempio, l’Istituto di Ricerche Economiche e Sociali (Cgil) ha scandagliato i dati Inps relativi ai lavoratori dipendenti privati marchigiani, cioè circa due terzi dell’occupazione totale, con retribuzioni modeste per le donne e i giovani. Sono soggetti decisivi per il futuro e per recuperare un po’ della serenità perduta a livello regionale.


Donne e giovani


A parte il sottodimensionamento dell’occupazione femminile, aggravato da un più lento recupero occupazionale negli ultimi anni, le donne superano numericamente i maschi nel part-time e nei lavori a tempo determinato. Solo 1/3 delle dipendenti marchigiane è a tempo pieno e indeterminato contro i 2/3 dei maschi. Questa estrema flessibilità-frammentarietà del tempo di lavoro diventa vera fonte del precariato dei poor jobs, al tempo dei mitici lavori super ricchi. Una larga platea di donne dipendenti mediamente pagate meno del 32,4% dei maschi (15.321 euro contro 22.662, medie lorde), con punte oltre il 40% di differenza tra operai e operaie. Una donna prende circa 4 mensilità in meno in un anno rispetto a un maschio dipendente. La differenza di genere è evidente tra quanti guadagnano meno di 10.000 euro, il 36.7% delle donne contro il 22,3% dei maschi. Metà delle lavoratrici (53.4%) guadagna meno di 15.000 euro lordi annui (contro il 30% dei maschi).


Segnali di risveglio


Sebbene l’occupazione giovanile abbia dato segni di risveglio nell’ultimo biennio, il lavoro a tempo pieno e indeterminato riguarda solo il 35% degli under 30 contro il 50% dei dipendenti totali. Per il resto è lavoro frammentato, lavori a tempo, in forte crescita come il lavoro stagionale tra i giovani dal 2011 (1,9%) al 2021 (8,9%). La flessibilità dei lavori a tempo diventa uno stato di insoddisfazione retributiva e fattore di crisi della cultura del lavoro. La retribuzione media lorda annuale di un giovane dipendente under 30, nel 2021, era poco più di 7.000 euro lordi annui, uno stagionale in media guadagnava 3.363 euro. Il 51,8% dei giovani era sotto i 10mila euro l’anno.


Una piena sottoccupazione


Ci possiamo permettere tutta questa sottoccupazione a bassa retribuzione senza far deragliare il disagio sociale con andamenti demografici e migratori avversi se proiettati sul cono dei futuri possibili? Le previsioni ci parlano di 45mila marchigiani in meno nel 2031 con una prevalenza pesante degli over 64 (al 30% della popolazione) sugli under 30(25%). La storia di questi ultimi dieci anni ci dice inoltre che c’è stata una significativa emigrazione all’estero di giovani marchigiani (fino a 39 anni): è triplicata, come se fosse sparita una nostra media città. Ma non facciamo nulla per trattenere i nostri giovani e dare pari retribuzioni alle donne, anzi bistrattiamo entrambi, rendendoli marginali sui mercati del lavoro. Oltre allo sblocco dei rinnovi contrattuali, c’è necessità di mettere mano in modo intelligente e creativo al mondo variegato del lavoro con contratti a tempo. È il mondo delle basse retribuzioni medie annuali, dell’incertezza che avvolge questi tipi di contratto, un mondo di piena sottoccupazione. Di fronte a retribuzioni tanto depresse, c’è necessità di ripensare ad un contratto unico, salvo poche deroghe per il lavoro a tempo.

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