ANCONA - La scuola made in Marche conquista e rivoluziona la didattica in Italia. Si chiama Mof o modello organizzativo finlandese, la sua capitale è il Montefeltro ed è il risultato di una sperimentazione lunga 18 anni dell’attuale dirigente scolastica Antonella Accili sull’Istituto Della Rovere di Urbania e sull’Ic di Piandimeleto. Il Mof vieta lo spezzatino delle discipline, organizza diversamente le lezioni, mette il docente al centro della didattica e delega meno compiti alle famiglie. Lo stanno applicando oltre quattrocento docenti nelle Marche e più di duemila in tutt’Italia. A far scattare la scintilla è stata la consapevolezza che il metodo dell’insegnamento frontale non era più la formula giusta.
L’approccio
«L’approccio didattico doveva essere diverso – spiega Antonella Accili –.
Con il Mof, la lezione è davvero diversa. L’insegnante, in cattedra, spiega per 20-30 minuti poi, i bambini rielaborano con il metodo cooperativo e i cinque minuti finali sono dedicati all’interazione con il docente o tra di loro. «Con questo sistema – chiarisce - tutto diventa più accattivante, più motivante e le ore diventano più fruibili, quindi più fluide. Secondo i nostri insegnanti, è una motivazione interna alla base dell’apprendimento e i risultati sono eccezionali sul piano “benessere” e sul piano dell’apprendimento».
Mettersi in gioco
All’Istituto Comprensivo Lotto Jesi, la dirigente Sabrina Valentini, applica il Mof dal 2020 a tre classi primarie nella scuola Mestica e a 9 classi della scuola secondaria di I grado Paolo Borsellini. Conferma che ci sono cambiamenti in corso e che la comunità professionale dei docenti è molto motivata ad intercettarli e a mettersi in gioco. «E’ molto più impegnativo ma, per trovare delle risposte ai bisogni educativi dei ragazzi, è normale sondare ed approfondire altri percorsi di riflessione e d’innovazione». Sottolinea anche lei che i laboratori nel Mof non sono paragonabili a quelli della didattica tradizionale. «Qui è il docente che si mette in discussione e l’apprendimento diventa attivo, il che, abbinato alla ciclicità degli apprendimenti e ad una immersione nelle discipline, aiuta a fissare le materie nella memoria». Il Mof insomma fa la differenza forse perché «mentre la scuola di oggi valorizza i geni – conclude la dirigente Accili - il metodo cerca il qualcosa di buono che ha il ragazzo, su cui aiutarlo a costruire il suo successo formativo».
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