ANCONA Se Samuel Beckett fosse vissuto nelle Marche di questi tempi, avrebbe avuto di che scrivere con il materiale fornito da quanto sta accadendo sulla scena politica regionale. E sarebbe con ogni probabilità rimasto anche basito, perché ormai siamo molto oltre il teatro dell’assurdo. Già di per sé un tentativo di rimpasto della giunta con le modalità di un golpe è quantomeno irrituale, ma i contorni che ha assunto ora la vicenda passeranno alla storia. Nella puntata di ieri è andato in scena il tentato ammutinamento del gruppo consiliare della Lega, che ha provato a ribellarsi alla linea dettata dalla segretaria regionale Giorgia Latini, salvo poi procedere con un mezzo passo indietro.
La cronistoria
Riavvolgiamo il nastro alle 13,30 circa.
La linea del fronte
Parte un tam tam tale tra Ancona e Roma che i cellulari dei leghisti si infuocano. La segretaria Latini, messa all’angolo e sconfessata così dal gruppo regionale - da sempre contrario alla sua linea sul rimpasto e molto più vicino a quella per il mantenimento dello status quo del governatore Francesco Acquaroli - si rivolge direttamente al partito nazionale per chiedere un intervento.
Il pompiere
Rumors dicono il leader federale Matteo Salvini abbia incaricato il suo vice Andrea Crippa di sedare l’incendio scoppiato nelle Marche. Anche se ormai il rogo sembri fuori controllo. Passano le ore e alle 17,30 arriva una seconda nota della Lega, questa volta firmata dalla segretaria Latini e dal capogruppo Marinelli. Poche righe che però cambiano tutto: «La Lega Marche è unita e compatta e si rimette totalmente alle decisioni della segreteria federale. Uniti nel nostro obiettivo comune di servire la Regione, continueremo a lavorare instancabilmente per un futuro migliore per le Marche».
Quel «totalmente» vale tutto. La fuga in avanti del gruppo regionale viene così stoppata, almeno per ora, benché la folgorazione sulla via di Damasco di Marinelli a poche ore dal primo comunicato qualche perplessità la lasci. Il gruppo consiliare, come noto, ormai risponde più al governatore che alla segretaria Latini, ma finché resterà nell’assemblea legislativa sotto il vessillo della Lega, dovrà rispettare la linea di partito. E ora la patata bollente è finita sui tavoli romani. Certo è che se il Carroccio non ottenesse nulla da questa trattativa estenuante, il governatore Acquaroli - in quota FdI - ne uscirebbe molto rafforzato. E questo non può essere sfuggito alla Lega nazionale.