Marche, economia in frenata. Calcagnini: «Il nostro sistema sensibile ai cambiamenti». Gli imprenditori: «Saliscendi post Covid»

L'economista Calcagnini: «Vero, l’economia è in frenata. Resistiamo sull’ottovolante»
L'economista Calcagnini: «Vero, l’economia è in frenata. Resistiamo sull’ottovolante»
di Maria Cristina Benedetti
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Mercoledì 29 Novembre 2023, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 15:14

ANCONA Christine Lagarde, presidente della Bce, pronosticava una ripresa post-pandemia a “V”. Caduta secca dell’attività del 2021, seguita da un rapido e drastico rialzo. Così è stato, con un saliscendi, nelle Marche, più dinamico che altrove. Vale la premessa per anticipare l’analisi della trimestrale di Confindustria: frena la nostra manifattura, giù del 5%, con molti settori in calo su produzione e vendite. Tutto previsto, parola di Francesco Casoli.

Esordisce, appellandosi al principio del denominatore comune, il presidente di Elica, leader mondiale delle cappe aspiranti, a capo dell’associazione nazionale che concentra le imprese familiari: «Questo dato rispecchia ciò che accade sui mercati internazionali». Dall’evidenza, passa allo spirito d’osservazione: «Ritengo che sia fisiologico, dopo l’infarto generato da un anno e mezzo di pandemia, che ha bloccato tutto e tutti». 


Niente distrazioni 


 

Motiva così un andamento a singhiozzo, il capitano d’industria fabrianese: «L’economia stava correndo troppo». Invita, tuttavia, a schivare ogni colpevole distrazione: «Non è preoccupante, bisogna essere svegli. Non è piacevole, ma non dimentichiamo che di crisi ne abbiamo superate tante». Uno stimolo, il suo, che fa da battistrada: «Ora le nostre aziende sono più strutturate e forti. I momenti bui implicano una selezione naturale». Converte la frenata in futura rinascita.

La visione d'insieme


Modifica la visione d’insieme, Giorgio Calcagnini. Il rettore di Urbino sfronda: «Le cifre degli ultimi tre mesi sono pesanti, in parte predette». Scende nel particolare: «Sta rallentando l’economia italiana, ancor di più quella marchigiana, è sempre stato così. Il nostro è un sistema più sensibile ai cambiamenti, sia in fase di ripresa sia di recessione, perché è alimentato da piccole imprese». Va sul terreno della concretezza: «Se una grande industria del nord si affida a un nostro contoterzista, in caso di difficoltà, punta sulla produzione interna». In sintesi, i mini-imprenditori locali restano al palo. «No, non lo definirei un calo fisiologico, ma piuttosto un fattore recessivo, generato dal correre dell’inflazione e dai tassi d’interesse alle stelle, che bloccano gli investimenti e, per effetto a cascata, reprimono attività produttive e commerciali».

Postilla: «È un classico ciclo economico e non era detto che a un 2022 di risultati eccellenti dovesse necessariamente seguire la discesa». Ardita. 

La palla che rimbalza


Si affida alla persuasione di un’immagine, Andrea Lardini: «La palla, quando la butti a terra, rimbalza. Il Covid ha impresso un bel sussulto alle nostre economie». Con il fiore all’occhiello delle sue giacche, made in Filottrano, il maestro del capospalla procede con prudenza: «Ho chiuso i bilanci a settembre, a me i conti vanno bene, ma non nascondo la preoccupazione». Mette in fila gli elementi di rischio: le guerre, la svalutazione, lo yen, la valuta giapponese, che passa da 1,10 a 1,60, gli Stati Uniti che sono in ripresa, anzi no. «Non c’è stabilità a livello internazionale - è il suo riepilogo - il che genera insicurezza e allenta il ritmo dei mercati». Va a naso, semplifica: «Sono come un cane da tartufo, sono quarant’anni che sono sulla piazza. Spero di sbagliare, ma non vedo in giro una gran voglia di crescere». Si lascia condurre dal fiuto. 

In Europa


Circoscrive il disagio. Il piceno Simone Mariani, alla guida del gruppo lattiero-caseario Sabelli, premette: «I dati di Confindustria fotografano ciò che sta accadendo in Europa. Negli scorsi trimestri ha ristagnato tutta l’area-euro e in Italia, che è strutturalmente più fragile, il risultato è peggiore». Non alleggerisce il quadro: «Le prospettive non saranno migliori, visto il livello così alto dei tassi d’interesse che la Banca centrale usa per contenere l’inflazione, ma che al contempo limita l’economia». Non fa sconti: «È una situazione delicata. Fondamentale sarà il lavoro di squadra, del Paese tutto, e magari la Regione potrà, con i fondi Pnrr, stimolare ulteriori progetti». Orgoglioso d’essere marchigiano, dice lui: «Qui i dati sull’occupazione reggono, segno di quanto le nostre imprese tengano al proprio patrimonio di risorse umane. Assorbono i costi, finché si può. La resistenza e la resilienza possono durare ancora, ma non all’infinito». Fattore tempo. 

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