Maraldo, manager della sanità: «Il Covid sta riesplodendo. Io metto mia figlia in lockdown, studia a casa. A scuola troppi assenti senza motivo»

Maraldo, manager della sanità: «Il Covid sta riesplodendo. Io metto mia figlia in lockdown, studia a casa. Incertezza a scuola, ci sono assenti senza motivo»
Maraldo, manager della sanità: «Il Covid sta riesplodendo. Io metto mia figlia in lockdown, studia a casa. Incertezza a scuola, ci sono assenti senza motivo»
di Maria Cristina Benedetti
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Venerdì 19 Novembre 2021, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 13:32

ANCONA - Lockdown individuale. Parte dal titolo Antonello Maraldo. Poi, con una morbida dissolvenza, passa dal suo ruolo di direttore amministrativo dell’ospedale regionale di Torrette a quello più intimo di papà di Ludovica. Un manifesto in pillole, il suo, che affida alla cassa di risonanza di Facebook, amplificato dai due anni trascorsi nelle trincee più profonde della pandemia. «Sta riesplodendo». 

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Inchioda all’evidenza, alla velocità dei social. «Oggi in Italia - invita a non distrarsi - ci sono 10mila positivi. Sono dati a conoscenza di tutti e questa volta gli adolescenti non sono esclusi». La premessa è propedeutica: «Sono contrario alla didattica a distanza, allontana dalla socialità nel momento della crescita». Detto ciò, non rinnega un solo passaggio del suo pungolo online. «Nelle scuole, un po’ in tutte, la situazione è di estrema incertezza. Ci sono ragazzi assenti, di cui non si sa nulla. Alcuni ci vanno con i sintomi del raffreddore e altro ancora». La sua amarezza: «Le famiglie sono più o meno sensibili a questi fenomeni». Alle sfumature del sentire individuale, fa seguire la certezza: «La Dad può essere autorizzata solo dalla Asl». Torna a riecheggiare, nel suo post, quel numero che non si vorrebbe pronunciare: «Ci sono 10mila positivi». Arriva al nucleo che sottende al ragionamento: «Sono padre di una figlia che frequenta la seconda media e ho una madre di 84 anni con pluripatologie. Cerco di non farle incontrare».

Qui annulla l’effetto dissolvenza. «Avverto una doppia responsabilità: essere rispettoso delle regole giuridiche e, al contempo, proteggere al livello più alto la mia famiglia». Chiude: «Osserverò per alcuni giorni un lockdown individuale e Ludovica studierà a casa».

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La proposta 
Dal virtuale alla realtà d’una conversazione, è sempre lui a dare un senso a questa storia: «Vorrei accendere una riflessione». Ammette di aver scelto la strada a effetto della provocazione. Ma niente parole al vento, piuttosto una costruzione logica che conduce al punto esatto della sua proposta. Concreta. «Vorrei una Dad flessibile, individuale se necessaria, e che la scuola fosse meno rigida nel seguire l’andamento del Coronavirus. Dovrebbe avere lo stesso tempo di reazione di un ospedale». Riemerge la sua esperienza sul campo, minato da un virus che, per insistere con le parole di Andrea Giacometti, primario di Malattie infettive, «Non si schioda da qui». Riavvolge il nastro degli eventi, il direttore, per dare spessore all’urgenza: «I protocolli per il rientro a scuola erano stati stabiliti tra agosto e settembre. Allora erano validi, aderenti al momento che si stava vivendo. Ma ora?». Torna a invocare dinamismo nel correggere la rotta. Per Maraldo è superata dagli eventi la formula: un bimbo positivo, tamponi per i vicini di banco; due contagiati, test per ognuno; tre, tutti in dad. La recrudescenza dell’infezione non perdona. «Non riconduco tutto - avverte - a scelte individuali di deresponsabilizzazione». Nel suo procedere c’è sempre un angolo di cielo. Per l’umana comprensione. «Capisco quei genitori che, per andare al lavoro, in caso di contagio sospetto non sanno con chi lasciare il figlio a casa». Giunge a un altro assunto: le famiglie non possono essere lasciate sole. Ricorda: «L’Inps ai tempi della prima ondata prevedeva dei permessi speciali Covid. Oggi abbiamo pochi strumenti». Sulla scena dell’emergenza i ruoli si sovrappongono, fino a confondersi. Padre, direttore. E viceversa. 

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