Unimc, un anno a guida McCourt. Il rettore: «Sinergia con altri Paesi»

Un anno a guida McCourt: «Sinergia con altri Paesi»
Un anno a guida McCourt: «Sinergia con altri Paesi»
di Giulia Sancricca
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Lunedì 30 Ottobre 2023, 03:20 - Ultimo aggiornamento: 12:57

Un anno alla guida dell’ateneo di Macerata. Rettore John McCourt, che mesi sono stati? 
«Mesi intensi in cui abbiamo costruito le basi per i prossimi anni di sviluppo dell’ateneo, ascoltando la nostra comunità e scrivendo un ambizioso piano strategico per i prossimi anni».

 
Un ateneo europeo. È stato uno dei primi obiettivi che si era prefissato al suo insediamento. Come sta lavorando per raggiungerlo?
«Siamo entrati in una forte alleanza europea con altri otto atenei eccellenti di Paesi diversi per costruire dei percorsi didattici e di ricerca insieme, creando una massa critica che una singola università non potrebbe avere. Questo va a beneficio di tutta la comunità Unimc».
Non solo oltre confine. La sinergia è importante anche con gli atenei della regione?
«Lavoriamo in modo convinto con gli altri tre atenei delle Marche. Insieme rappresentiamo una forza notevole: dobbiamo avere una sola voce per crescere insieme». 
Nessuna concorrenza quindi?
«No, siamo autonomi ma complementari. Sento spesso gli altri rettori per le varie questioni che cerchiamo di approfondire insieme. Lavoriamo anche nella rete Hamu che estende il pensiero all’Umbria e all’Abruzzo. Una forza per il centro d’Italia».
Altra priorità le strutture dell’ateneo. Non solo restyling, con l’acquisto dell’ex sede di Bankitalia vuole lasciare un segno?
«Credo che sia uno dei progetti più importanti del mio rettorato. Abbiamo guardato al nostro parco di palazzi e, visto che siamo troppo frammentati in città, abbiamo deciso di comprare e creare una nuova sede amministrativa (l’ex palazzo della Banca d’Italia). A brevissimo verrà firmato l’atto di compravendita».
Poi cosa diventerà?
«Metteremo uno sportello unico per gli studenti, uffici amministrativi e costruiremo una residence per gli studenti». 
E i fondi?
«Bisognerà cercarli e serve il sostegno delle istituzioni. La parte residenziale è quella più deteriorata, ha bisogno di interventi importanti. L’acquisto rappresenta un forte segnale che l’università vuole rafforzarsi e crescere a beneficio degli iscritti futuri e della città stessa». 
Intanto si lavora per far aumentare il numero di iscritti?
«Certo. Quest’anno abbiamo lavorato intensamente per farci conoscere dentro e fuori il nostro territorio con una forte campagna di iscrizioni. Negli ultimi anni c’è stato un calo nel numero degli iscritti, ma ora cerchiamo di invertire la tendenza».
Ci state riuscendo?
«Vediamo un piccolo incremento al primo anno: più del 3% complessivamente, ma per alcuni Dipartimenti come Studi umanistici ed Economia registriamo un più 9%».
Da dove provengono questi risultati?
«Dalla qualità dei nostri corsi di laurea. Poi ci siamo spesi molto insieme alle scuole per far conoscere le nostre discipline e il mondo dell’università. Il Paese ha bisogno di laureati. Siamo al penultimo posto in Europa, dobbiamo recuperare».
Promesse mantenute?
«Fra le tante: il nuovo dottorato nazionale che porta quasi 60 nuovi iscritti da tutta Italia e coinvolge 30 altri atenei nazionali. L’Humanities Festival. Abbiamo fatto molto e dobbiamo fare molto ancora. C’è un dialogo costante con le istituzioni per risolvere le principali criticità rilevate dagli studenti. Con l’Erdis abbiamo aumentato i posti letto e con il Comune fatto passi in avanti per i collegamenti». 
A proposito di studenti, si dicono soddisfatti del dialogo che si è creato.
«Facciamo parte tutti della stessa comunità, è importante ascoltarli perché hanno il fiuto del futuro e ci possono aiutare nel vedere le cose necessarie all’ateneo e non solo. Il ruolo del rettore non è di comando, ma di ascolto, di sintesi, e di responsabilità».
Obiettivi che invece non è riuscito a raggiungere?
«Non credo ci siano. Certo, si può sempre migliorare, ma ci sono fattori che non dipendono da noi».
Ad esempio?
«Stiamo lavorando per rendere i nostri edifici sempre più funzionanti e green, ma la burocrazia ci rallenta e in alcuni casi è difficile andare spediti come vorremmo».
Quando si è insediato aveva anche parlato dell’importanza del tempo.
«Una università che esiste da più di 700 anni sa che questo non è uno sprint, ma una maratona.

Serve un impegno collettivo e costante. Siamo una bella comunità e sono sicuro che insieme riusciremo a raggiungere i traguardi che ci siamo prefissati».

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