Il virologo Clementi: «Sì, il vaccino perde efficacia, la terza dose è indispensabile. Ma sono pessimista sui no vax»

Il virologo Massimo Clementi
Il virologo Massimo Clementi
di Martina Marinangeli
4 Minuti di Lettura
Venerdì 5 Novembre 2021, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 08:54

ANCONA - Professor Massimo Clementi, direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano, la curva del contagio ha ripreso a salire: dipende dal fatto che il vaccino dopo sei mesi perde efficacia? 
«Sì, certamente il vaccino perde efficacia. È del tutto possibile che una parte dei positivi sia vaccinata, magari non sintomatica o paucisintomatica». 
Questo rende necessaria la terza dose? 

 
«La terza dose è indispensabile e credo stia passando il concetto che vada proposta a tutti coloro che hanno fatto le prime due». 
Quindi senza distinzioni di età? 
«Sì. Nelle indicazioni attuali è ancora prevista la distinzione per età, ma presumo che si arriverà a un’offerta generalizzata. Anche perché, dove è stata fatta questa scelta, i risultati si sono visti. Non c’è invece indicazione della necessità di fare un test sierologico». 
Come mai? 
«Qualsiasi risultato dia il test sierologico, non conferisce un’indicazione sul fare o meno la terza dose. Mi spiego meglio: un test sierologico che evidenzia una presenza ancora considerevole di anticorpi, non basta per decidere di non fare la terza dose, perché magari nel giro di un paio di mesi, la presenza anticorpale potrebbe essere decresciuta». 
Con il passare dei mesi, rischiamo di ritrovarci di nuovo completamente esposti al virus? 
«Non del tutto. I vaccinati mantengono sempre un vantaggio sui non vaccinati rispetto alla possibilità di sviluppare la forma grave della malattia». 
C’è una differenza nella risposta immunitaria a seconda dell’età del soggetto? 
«Nella produzione di anticorpi non c’è differenza. Forse, nella durata della copertura. Quello che si è visto è che i giovani rispondono meglio all’infezione, anche se non vaccinati, bloccandola nelle prime vie aeree, mentre gli anziani hanno infezioni che tendono a invadere anche le basse vie aeree, arrivando ai polmoni». 
Questo perché accade? 
«C’è una differenza nell’immunità innata, la prima barriera nei confronti nel virus. Questo spiega anche perché i giovani si infettano molto, ma quasi mai hanno infezioni importanti». 
Questo potrebbe esonerarli dalla necessità di fare la terza dose? 
«La terza dose è importante per gli anziani per proteggere se stessi, ma anche per i giovani perché sono albergatori del virus e rischiano di diffonderlo. Questo è ciò che fa più arrabbiare delle posizioni no-vax: al di là del fatto che dicono fesserie sul vaccino, sono totalmente insensibili nei confronti delle altre persone». 
I dati di questi giorni vedono i nuovi positivi in aumento e, in quota parte, anche i ricoveri: ci dobbiamo aspettare nuove chiusure? 
«Spererei di no. Nonostante la riapertura delle scuole e la ripresa delle attività, stiamo contenendo i danni al minimo. Questa nuova ondata è europea, non riguarda solo noi. In Italia, anzi, è stata più controllata grazie a un buon andamento relativo della vaccinazione, benché in questi giorni stia diminuendo l’effetto Green pass. Lentamente, ci stiamo avvicinando a quel 90% di vaccinati con due dosi». 
Quanto alle terze dosi, invece, siamo molto indietro: in questo caso, l’adesione alla campagna vaccinale è decisamente bassa, in Italia come nelle Marche. Rischiamo di tornare al punto di partenza della pandemia se non si inverte la rotta? 
«No, non credo. Indipendentemente dalla perdita di efficacia relativa, i due vaccini fatti comunque un’immunità la danno. Proteggono nei confronti della malattia. Poi ci possono essere episodi come quelli della Rsa di Rosora: lì bisognerebbe fare una valutazione ampia sul personale che ci lavora e sulle visite ai ricoverati». 
Non ci dobbiamo, dunque, aspettare situazioni critiche come quelle che si sono verificate nelle precedenti ondate? 
«Per il momento no, la situazione è sotto controllo. E questo grazie ai tanti vaccinati che abbiamo, però dobbiamo mettere a posto delle cose». 
Per esempio? 
«I vaccinati con il monodose J&J devono fare la seconda dose; tutti gli altri dovrebbero fare la terza trascorsi almeno sei mesi dalla seconda; e, infine, dovremmo ridurre il numero di persone che sono completamente non vaccinate. Anche se, su quest’ultimo aspetto, sono pessimista. Sono posizioni ideologiche e quando ci si scontra con l’ideologia c’è poco da fare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA 

© RIPRODUZIONE RISERVATA