Il panico svuota i ristoranti, in chiesa meglio a distanza

Il panico svuota i ristoranti, in chiesa meglio a distanza
Il panico svuota i ristoranti, in chiesa meglio a distanza
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Lunedì 9 Marzo 2020, 05:50

ANCONA  - Non si fa intimidire, Ancona. Resiste: le “vasche” sul viale della Vittoria, la fila per assicurarsi il vassoietto di paste del Moldavia, per i più temerari il rito della messa e quello laico del pranzo fuori, al ristorante. Il decreto anti-contagio, varato nella notte dal governo, non sembra scalfire il cerimoniale del dì di festa. Pare proprio una domenica da prove tecniche di primavera: la città non è deserta, il traffico fluisce sostenuto e la gente si fa vedere in giro. Ma entrando in chiesa, poco prima di mezzogiorno, l’ora più gettonata dal fedele classico, l’effetto paura-da- Coronavirus si concretizza. Si vede, addirittura si conta. 

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A Santa Maria della Misericordia, che s’innalza dal 1957 all’angolo tra le vie Giannelli e Isonzo, sono una trentina le persone raccolte in preghiera che si fanno ispirare dall’accento romagnolo di don Lorenzo Tenti. Si sono sistemate in ordine sparso, tra le file di banchi, per non trasgredire all’indicazione di tenersi lontani un metro l’uno dall’altro. «I fedeli si sono ridotti a un terzo, e io - spiega il parroco - all’inizio d’ogni celebrazione ricordo la necessità di rispettare la distanza di sicurezza, di non scambiarsi il segno della pace, di ricevere la comunione in mano. Fuori dalla chiesa ho esposto l’ordinanza del vescovo». Don Lorenzo arriva alla morale, la sua: «Forse è questa la Quaresima che il Signore ci chiede di vivere, sperando nella Santa Pasqua di resurrezione».

La Lettera di San Paolo a Timoteo ascoltata da 35 persone o poco più, un cagnolino al guinzaglio che sembra rapito dalla liturgia sono gli elementi della fotografia del Sacro Cuore di via Maratta, svuotato dalla paura della contagio. Fuori, una mendicante, con il volto rivolto al sole, aspetta inutilmente il gesto solidale di un passante; dentro la chiesa, la predica si concentra sul dolore. In pieno centro va peggio: alla funzione delle 11 e 30 a San Domenico sono appena in quindici, contro il tutto esaurito di sempre. Il coraggio sfonda a quota cinquanta fedeli, a Santa Maria dei Servi, che s’inerpica su via del Conero. Il parroco tenta una virata decisa sul terreno della normalità. «Oggi è la giornata dedicata alle donne, vero?». La platea dei devoti annuisce, con un sorriso. Al saluto dal pulpito - «Che siate sempre le colonne della vostra casa» - segue l’invito a pregare «per la ragionevolezza dell’uomo». E così sia.

L’effetto paura-da-Coronavirus si vede, addirittura si conta anche quando il rito domenicale si accomoda a tavola. «Il lavoro è morto». Roberto Picciafuoco, dall’alto del “Pincio”, stavolta non riesce ad appellarsi al suo naturale ottimismo. «Abbiamo tolto il 50% dei tavoli e aperto le due sale per poter garantire la distanza di sicurezza. Nonostante ciò, a pranzo c’erano una ventina di clienti». È certo che gli spazi ampi dei suoi locali possano giocare a favore, ma il ristoratore con la passione delle veleggiate ammette pure che dovrà correggere la rotta. «Stiamo decidendo in queste ore. Forse chiuderemo a pranzo; la sera no, perché noi offriamo una ricca proposta di piatti da portar via». Una variazione sul tema della resilienza.

Da Borgo Rodi, giù fino al viale, dove la paura tiene il cliente a distanza. Non fa eccezione neppure il sempreverde “Giardino”. «Va male, la gente è intimorita. A pranzo ho avuto ottanta prenotazioni e a cena non andrà meglio». Ad Antonio Ambrosio i conti non possono tornare, e lo dimostra al volo: «Ho 24 persone che lavorano e trecento coperti per tre sale. Quanto potrà andare avanti così?». Mantiene i nervi saldi e procede per eccesso: «Medito una serrata per dieci giorni e sperare che passi presto». Chissà. 

Non si fa intimorire, Ancona, almeno così appare davanti al suo mare, con il sole che torna a scaldare. «Abbiamo distanziato i tavoli, sia dentro che fuori».

Siamo sul fronte del porto al bar, ristorante, pizzeria Manganelli. Franca, la signora dei pasti vista nave, non cede alla minaccia del virus. «Abbiamo avuto solo un po’ meno clienti del solito, ma arrivano sempre. Chissà, stare all’aria aperta fa bene all’umore». Che sia questa la ricetta anti -panico?

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