La Festa dell'Uva ad Arcevia
Vino e i piatti della tradizione

Una passata edizione della Festa dell'uva
Una passata edizione della Festa dell'uva
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Giovedì 24 Settembre 2015, 12:38 - Ultimo aggiornamento: 12:49
ARCEVIA - Morbide colline che fanno sognare. Congiungono i profumi di sottobosco degli Appennini alla salsedine dell'Adriatico.



Accompagnate dal fiume Misa, che, nello scendere tumultuosamente, attraversa la città di Arcevia. Rilievi dove alloggiano magnifici filari di vite nella zona classica del Verdicchio dei Castelli di Jesi. Tutto il territorio è fortemente legato all'agricoltura e ai suoi frutti, che, con la fatica e la saggezza di queste genti, ha trasformato in realtà sostenibile le eccellenze coltivate, il Mays Ottofile di Roccacontrada dal caratteristico colore arancio, il piccolo e ritrovato fagiolo solfino e la tanto amata uva autoctona Verdicchio, quella che maggiormente ha partecipato alla storia e allo sviluppo antropologico arceviese.



Giusto, quindi, tributare a quest'ultima sovranità una delle feste più belle dell'anno, la Festa dell'Uva, giunta alla sessantaduesima edizione, da domani a domenica. Imponente l'organizzazione della Pro Loco arceviese, che prevede un mercatino di prodotti molto frequentato, i tributi musicali e altri eventi lungo le vie e le piazze del borgo medievale. Nel Chiostro dell'ex Convento dei Francescani, a ridosso della piazza principale, è allestita una suggestiva mostra fotografica, che farà da scenografia a diversi incontri culturali, per indagare la storia lontana delle tipicità del territorio. In piazza Garibaldi, sabato e domenica, anche gare di morra e di scoccetta, giochi dal sapore antico ed evocante. L'allestimento delle vetrine dei negozi interpreteranno il tema dell' Expo 2015 così come i grandi carri allegorici delle Associazioni delle Cantine, che domenica pomeriggio sfileranno in corso Mazzini. Domani alle 18, e per le tre giornate dell'evento, saranno aperte, all'interno del centro storico, le 14 "Locande del Buon Ristoro" impegnate nella presentazione del "Piatto povero della tradizione", che sarà premiato da una apposita giuria al Chiostro di San Francesco. Il pancotto, la coratella di agnello, le pincinelle con il ritrovato fagiolo solfino, la polenta di mais ottofile, la frittata in trippa e le patate cotte sotto la cenere insieme al lardo metteranno a dura prova la decisione sul piatto più onesto per qualità e tradizione. L'abbinamento ai Verdicchio dei Castelli di Jesi, alle Lacrima di Morro d'Alba e ai Rosso Piceno è d'obbligo. Immancabili una ricca lotteria e i fuochi di artificio di domenica sera.

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