Recanati, il sindaco Bravi dopo il dramma delle sorelle Stortini morte in casa: «Gli assistenti sociali non possono prendere le decisioni per gli altri»

Recanati, Bravi dopo il dramma delle sorelle Stortini morte in casa: «Gli assistenti sociali non possono prendere le decisioni per gli altri»
Recanati, Bravi dopo il dramma delle sorelle Stortini morte in casa: «Gli assistenti sociali non possono prendere le decisioni per gli altri»
di Giulia Sancricca
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 13 Dicembre 2023, 18:57 - Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 12:22

RECANATI«Il lavoro dell’assistente sociale non è e non può essere in alcun modo quello di sostituirsi o prendere decisioni per altri». A dirlo è l’amministrazione guidata dal sindaco Antonio Bravi dopo il dibattito che si è creato a seguito del dramma delle sorelle Stortini, trovate morte in casa, decedute dallo scorso inverno. Il sindaco, e l’assessore alle Politiche sociali, Paola Nicolini, hanno voluto quindi chiarire il compito dell’Ufficio servizi sociali del Comune.

«Il lavoro dell’assistente sociale è quello di potenziare le capacità della persona affinché si autodetermini e torni a essere o diventi in grado di conquistare consapevolezza di sé, controllo sulle proprie scelte, decisioni e azioni, sia nell'ambito delle relazioni personali sia in quello della vita politica e sociale, ponendo l’attenzione sui propri punti di forza e facendo leva su di essi per poter superare le sfide che la vita pone.

In conseguenza della tragica morte delle sorelle Stortini, si ritiene necessario fare chiarezza sul lavoro che svolgono i Servizi sociali, in stretta collaborazione con una fitta rete di professionisti, operatori e volontari presenti ai vari livelli del nostro territorio». E allora entrano nel dettaglio: «Quotidianamente il Servizio sociale del Comune si occupa di una vasta parte della popolazione locale che per varie ragioni si trova in situazioni di fragilità: minori, famiglie, adulti, donne, anziani, persone provenienti da Paesi extra europei che sfuggono da guerre, persecuzioni e povertà. Sono molti i luoghi e le forme e in cui si svolge il servizio e nessuna definizione può rendere giustizia agli infiniti modi in cui si incrocia la vita delle persone ogni giorno. Il servizio è chiamato a confrontarsi con tali esigenze, interfacciandosi e collaborando con la rete di professionisti afferenti al campo sanitario ed istituzionale». L’amministrazione recanatese - Codice deontologico dell’assistente sociale alla mano - evidenzia quindi come «le modalità di accesso alla valutazione ed eventuale presa in carico delle assistenti sociali sono: accesso spontaneo della persona o dei familiari richiedenti sostegno, supporto e/o aiuto con richieste esplicite ed implicite, mandato dell’autorità giudiziaria competente che dispone affidi e prese in carico e, infine, attivazione a seguito di segnalazione di una situazione di potenziale rischio e/o svantaggio, che necessita di valutazione e collaborazione con la rete dei servizi socio-sanitari. Sono poi prese in considerazione le segnalazioni che arrivano in modo serio e ufficiale da cittadini e cittadine, in base alle quali, con tutta la delicatezza e il rispetto per le persone che vanno sempre garantiti, vengono attivati i contatti necessari ad analizzare e approfondire le situazioni, al fine di tutelare chi si trova in difficoltà senza violarne i diritti alla privacy e all’autodeterminazione. Censimenti e mappature dei bisogni del territorio sono ben presenti a chi lavora in questo tipo di servizi. In ogni caso sarebbero mai sufficienti a fare emergere tutti i problemi, in quanto le persone cercano fortemente di proteggere la loro privacy e le loro fragilità, spesso per mancanza di reale consapevolezza, per mancanza di fiducia verso le istituzioni o anche per vergogna».

© RIPRODUZIONE RISERVATA