La polizia richiude il pozzo dell’orrore
Gli scavi proseguono nelle zone vicine

La polizia richiude il pozzo dell’orrore Gli scavi proseguono nelle zone vicine
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Sabato 31 Marzo 2018, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 16:29

PORTO RECANATI - Non c’è più nulla da cercare nel pozzo, gli inquirenti hanno richiuso la cavità. Oggi, tempo permettendo, si continuerà a cercare in una porzione di terreno poco distante. Per il medico legale Mariano Cingolani, che affianca il collega Roberto Scendoni nell’attività peritale, la comparazione del Dna sarà un lavoro «molto difficile». È questo il resoconto della terza giornata di ricerche nel campo in via Santa Maria in Potenza dove mercoledì mattina i finanzieri hanno trovato resti umani spuntare dal terreno. 
 
Da quel momento i poliziotti della Scientifica e i vigili del fuoco hanno cercato senza sosta scoprendo un pozzo interrato e scavando in profondità arrivando fino a circa quattro metri e mezzo. Ieri sono stati trovati per lo più oggetti: una scarpina, delle monete, posate e un fermaglio per capelli, tutti oggetti che potrebbero essere finiti nel pozzo successivamente al cadavere. Il pozzo, infatti, era stato coperto, circa sei anni fa, con del materiale di risulta, proveniente dai lavori effettuati nel casolare lì vicino. Il corpo, molto probabilmente era già lì quando il pozzo è stato riempito. Ieri gli inquirenti hanno continuato a scavare, scendendo non più di altri 25 centimetri a causa dell’instabilità del terreno, piccoli smottamenti che non rendevano sicuri gli investigatori che comunque non hanno trovato altri frammenti ma, alla fine, solo ghiaia. Sono comunque stati repertati due piccoli pezzi bianchi calcificati che dovranno essere analizzati, potrebbero essere un dente e una falange, così come è possibile che siano semplicemente sassi. In tre giorni ne sono stati trovati tanti e tutti buttati. Restano dunque una quarantina i frammenti di ossa trovate e repertate. «È presto per dire che i resti siano riconducibili a Cameyi», dice un investigatore che preferisce non sbilanciarsi. «Finché non verranno esaminati in laboratorio - aggiunge - non è possibile dire per alcuni frammenti neanche di che parte siano. Sono tutti frammenti sporchi di fango, buttati nel terreno e nell’acqua per chissà quanto tempo, è impossibile avere certezze in questo momento». Un concetto condiviso dallo stesso medico legale Cingolani che ha anticipato come «le analisi saranno molto difficili. Sarà complicato risalire all’identità a causa del cattivo stato di conservazione dei reperti». 

Al momento l’ipotesi più probabile è che i resti possano appartenere a Cameyi perché otto anni fa, il 29 maggio del 2010, era scomparsa da Ancona e l’ultima volta era stata vista all’Hotel House che dista dal pozzo pochi metri. La quindicenne di origine bengalese era stata vista nel maxi palazzone dove all’epoca viveva il fidanzatino, un connazionale di 19 anni che la Procura di Ancona indagò per sottrazione di minore, salvo poi archiviare il caso. Sono dunque diversi gli elementi che porterebbero a pensare a lei, innanzitutto le ossa recuperate in questi giorni, che apparterrebbero a un corpo minuto quale può essere quello di un adolescente, una scarpa da ginnastica bianca ritrovata nel pozzo che assomiglia alle scarpe indossate da Cameyi al momento della sua scomparsa e poi una serie di coincidenze temporali: il fatto che l’ultima volta sia stata vista lì all’Hotel House e che il pozzo è stato coperto dopo la sua scomparsa. Oggi, dunque, condizioni meteo permettendo, si riprenderà a cercare. Gli inquirenti scaveranno con una monopala nell’area circostante, in particolare su un dosso vicino al pozzo probabilmente fatto con gli stessi materiali di risulta con cui era stata coperta la cavità.

Se anche oggi le ricerche daranno esito negativo l’attività sarà sospesa e si inizieranno le operazioni di comparazione in laboratorio.

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