Macerata, ricostruzione, girone dantesco
meno del 3% le pratiche chiuse

Macerata, ricostruzione, girone dantesco meno del 3% le pratiche chiuse
di Mauro Giustozzi
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Lunedì 7 Ottobre 2019, 18:49
 MACERATA - Demolire gli edifici gravemente danneggiati dal terremoto significa anche riqualificare aree urbane della città altrimenti degradate e con poco appeal. Questa è l’opportunità da cogliere, forse l’unico lato positivo di una tragedia come quella del terremoto vissuta pure nel capoluogo. Ma anche accelerare la presentazione delle pratiche per la ricostruzione, in particolare gli edifici lievemente danneggiati che ricadono nelle pratiche B, che invece fino a questo momento sono risultate poche in città. 
 
L’assessore ai Lavori pubblici, Narciso Ricotta, fa il punto della situazione in merito al quadro del post terremoto in città, sciorinando una serie di numeri comunque preoccupanti, soprattutto per quel che riguarda i pochi progetti presentati dai proprietari di abitazioni lesionate dal sisma. «Nel nostro Comune - esordisce Ricotta - sono 819 le pratiche aperte di ricostruzione in seguito ai sopralluoghi fatti ed alle inagibilità che sono state dichiarate. Tenete conto che questo numero rappresenta il 13% dell’intero complesso degli edifici residenziali di Macerata. Di queste 819 pratiche che noi ci aspettiamo vengano presentate, ne sono arrivate solamente 179, pari appena al 22%. Di queste che sono state presentate appena il 33% di pratiche sono state evase, cioè hanno ottenuto il contributo previsto per la ricostruzione. Ma il dato ancora più allarmante è che tra coloro che hanno percepito il contributo solamente il 2,7% sono giunti alla conclusione dei lavori ed hanno ristrutturato la propria abitazione». 
 
 

Il capoluogo, quindi, non risulta avere un trend differente da quello dell’intero cratere sismico: una situazione preoccupante anche alla luce del fatto che nella maggioranza dei casi si tratta di interventi di entità lieve e solo in casi minori si può parlare di abbattere e ricostruire palazzi danneggiati dalle scosse. «Bisogna partire coi progetti e anche in fretta – avverte Ricotta - come ha avuto modo di dire il presidente del Consiglio, Conte, quando di recente è venuto nelle Marche. Bisogna che chi ha diritto ad avere il contributo statale presenti le domande, chi ha avuto danni si adoperi a presentare i progetti. Anche perché nel frattempo stiamo facendo fronte, tramite la Regione, ad una situazione delicata che è quella del Cas, il contributo di autonoma sistemazione, che ci ha visto nei momenti di massimo utilizzo assistere 311 famiglie maceratesi, delle quali solo 72 di queste hanno trovato sistemazione fuori dal nostro territorio, gli altri tutti nell’ambito comunale. Allo stato attuale si continua ad erogare un Cas mensile di 200 mila euro a queste famiglie che, per la maggior parte, sono tutte sistemate in abitazioni, ad eccezione di 13 nuclei familiari che sono ancora in strutture alberghiere della zona. È chiaro che se noi non acceleriamo sulla ricostruzione anche questo contributo resta un costo che continuerà a gravare in maniera molto importante senza poi risolvere definitivamente il problema ricostruzione». 
 
Dunque pochi progetti presentati quando sono passati tre anni dal terremoto. Ma qualcosa si muove in senso positivo invece riguardo ai grandi edifici presenti in città, palazzi costruiti 50/60 anni fa, difficilmente ristrutturabili e che quindi si avviano ad essere abbattuti e ricostruiti. «Sta trovando sviluppo una soluzione molto positiva che riguarda alcuni edifici – sottolinea sempre l’assessore ai Lavori pubblici- per i quali, vista la vetustà, sarebbe stato uno spreco riparare semplicemente i danni. Per questi casi si sta sommando il contributo per il terremoto ai bonus fiscali sisma ed energetici, crediti di imposta che, di concerto con l’Ufficio Ricostruzione, consentono di fare la scelta di demolizione e ricostruzione ex novo». 
 
«Con l’accollo di somme modeste da parte dei proprietari consentirà loro in futuro di avere dei palazzi nuovi, antisismici, ad alta efficienza energetica. Questo porta ad una riqualificazione di interi quartieri: penso a via Maffeo Pantaleoni, a via Severini, a via Cincinelli. Questi edifici erano in condizioni di deterioramento già prima del terremoto ed ora sono inagibili. Molti condomini si stanno indirizzando verso questa soluzione, che noi come amministrazione abbiamo caldeggiato, ed alla quale è venuta incontro anche l’Agenzia delle Entrate, per una soluzione efficace del problema». Insomma l’opportunità adesso c’è; spetta ai cittadini coglierla e alla città beneficiarne con un’importante riqualificazione urbana. 
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