CIVITANOVA - In Corte d’Assise, ieri, la testimonianza oculare sull’omicidio di Alika Ogorchukwu e le perizie degli psichiatri su Filippo Ferlazzo, l’uomo che ha aggredito il nigeriano in corso Umberto I e ora imputato per omicidio volontario. Se per i consulenti dell’accusa e del Gip, Ferlazzo era in grado di intendere e volere, di parere opposto è la consulente della difesa.
Concordano, però, sul fatto che Ferlazzo non avrebbe avuto intenzione di uccidere. Tuttavia il giudice Roberto Evangelisti ha concluso che stabilire la volontà o meno di uccidere dell’imputato non compete ai consulenti. Il processo riprenderà il prossimo 24 maggio. Giornata intensa, dunque, che si è aperta con la testimonianza di Alice Tamarozzi che ha visto tutta la scena e che, tra le altre cose, conosceva Ferlazzo e la sua fidanzata dopo una serata passata insieme in uno stabilimento balneare della città. «Ferlazzo ha inseguito Alika e lo ha insultato, poi gli ha preso la stampella con la quale camminava, facendolo cadere. Quindi gli si è messo sopra con le ginocchia e gli diceva che non doveva permettersi di dire certe cose alla sua ragazza». Confermata, quindi la testimonianza già resa dalla ragazza (si trovava in corso Umberto alla fermata del bus) alla polizia. È stato il Pm Rastrelli a chiedere alla testimone di ribadire se avesse sentito pronunciare la frase «se tocchi la mia ragazza ti ammazzo». Quindi Tamarozzi ha continuato con il suo racconto. «Ferlazzo ha preso con le mani il collo di Alika e stringeva. Io gli ho urlato di starci con la testa, che così lo uccideva. Ho avuto chiara la sensazione che Alika stesse morendo, non so come lui non se ne fosse reso conto». A chiamare i soccorsi è stato un passante in quanto la testimone aveva il telefono scarico.
L’avvocato della parte civile, Francesco Mantella, ha quindi chiesto di descrivere la mossa con la quale Ferlazzo ha preso il collo di Alika. «Sembrava un movimento studiato, di uno che non faceva quel gesto per la prima volta».
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