Omicidio di Alika, la mamma dell'assassino in aula: «Mio figlio è particolare, va capito»

Omicidio di Alika, la mamma dell'assassino in aula: «Mio figlio è particolare, va capito»
Omicidio di Alika, la mamma dell'assassino in aula: «Mio figlio è particolare, va capito»
di Benedetta Lombo
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Giovedì 13 Aprile 2023, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 15:28

CIVITANOVA - I problemi di tossicodipendenza, i ricoveri in strutture e in comunità e presunte violenze subite. A raccontare il difficile passato di Filippo Ferlazzo è stata ieri la madre Ursula Lo Prete, sentita in aula nel processo a carico del figlio 32enne accusato dell’omicidio volontario del nigeriano di 39 anni Alika Ogorchukwu e di rapina
 

«Nel mio possibile – ha detto la madre che è anche amministratrice di sostegno del figlio – ho cercato di stargli vicino. Tutti i Tso, le comunità, i percorsi psicologici li abbiamo fatti insieme. Io speravo che i medici mi dessero risposte in merito alla causa di quei problemi, mi parlavano di bipolarismo, di psicosi, ma una cura a parte i farmaci non c’è mai stata». Ferlazzo avrebbe iniziato ad assumere droga a 15 anni, quattro anni dopo erano stati riscontrati i problemi di natura psichiatrica, con 10-15 ricoveri tra Tso e comunità. «In passato ci sono stati litigi con persone ma non così violenti. Litigi verbali, una spinta, ma niente di più. Nel 2021 ho denunciato mio figlio perché non mi voleva far uscire di casa e mi ha spinto, poi è stata archiviata. A marzo del 2019 per 18 mesi è stato in una comunità a Lecce per doppia diagnosi, aveva un discontrollo degli impulsi e un atteggiamento aggressivo. Qualcuno si è lamentato, Filippo voleva andare via, è stata dura farlo restare lì. In quel periodo però si era iscritto anche all’Accademia di belle arti e ha sostenuto tre esami, era appassionato di pittura, è un artista». Poi la donna ha parlato del suo ex compagno, «era violento, non capiva il modo di essere di mio figlio, con la violenza cercava di insegnargli qualcosa, questo è stato il motivo per cui ci siamo lasciati», mentre di Filippo ha detto che «aveva un carattere particolare, veniva sempre un po’ deriso dai compagni, forse anche per questo è venuto qui, voleva trovare una nuova dimensione. Aveva conosciuto una signora, è venuto con lei a Civitanova per qualche tempo e poi ha trovato un lavoro e a me era sembrato un miracolo. Lui era contento. Filippo è particolare, va capito e non tutti sono in grado di farlo». Dopo la deposizione gli ha preso la mano e gli ha mandato un bacio. Un dipendente delle Dogane intervenuto il giorno dell’aggressione, ha ricordato: «Ero seduto alla fermata del bus, ho visto Ferlazzo che picchiava Alika gli ho urlato “Smettila, così lo ammazzi” e lui continuava, ho cercato di fermarlo. Mi ha colpito la violenza dei colpi, gli ha torto il braccio, gliel’ha girato dietro e lo continuava a colpire. Lo ha colpito con un cellulare alla tempia 4 o 5 volte. Quando si è alzato Alika era a terra, non si muoveva, aveva lo sguardo fisso e gli occhi sbarrati con la testa girata».

Il datore di lavoro di Ferlazzo, titolare di una fonderia, ha riferito di un episodio avvenuto il giorno prima del delitto in cui Ferlazzo gli aveva «chiesto se gli rinnovavo il contratto di lavoro, è diventato apprensivo e gli ho detto ne riparliamo lunedì con calma.

L’ho visto molto agitato, lui mi ha detto “Se non mi vedrai al lavoro lunedì saprai il perché”». Ferlazzo è difeso dall’avvocato Roberta Bizzarri, la vedova di Alika e i familiari sono parte civile con l’avvocato Francesco Mantella.

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