MACERATA «La montagna che ha partorito un mostricino». La definisce così Massimo Rossi, rappresentante del Coordinamento marchigiano dei movimenti per l'acqua bene comune, la partita sulla gestione idrica nell’Ato 3.
«Nell’approssimarsi della scadenza dell’attuale affidamento del servizio idrico integrato si profila il rischio concreto che la gestione dell’acqua delle comunità del Maceratese possa finire sul mercato e passare in mani private – avverte Rossi – da troppo tempo l'assemblea d'ambito non fa passi avanti nella direzione di costituire un’unica società pubblica di gestione idonea per legge ad ottenere l’affidamento diretto di tale servizio fondamentale per il benessere dei cittadini e la prosperità delle loro comunità. Le principali cause di tale grave ritardo sono riconducibili all’ostinata volontà trasversale di diversi sindaci di conservare nei fatti, ed in contrasto con la normativa vigente, l’attuale assetto delle proprie società multiservizi che attualmente gestiscono il servizio idrico nei rispettivi territori».
Le caratteristiche
Il mostricino che si consegnerebbe alla comunità, sulla base della proposta di Sandro Parcaroli, avrebbe diverse caratteristiche inappropriate secondo il coordinamento. «La compagine societaria affidataria, società di secondo livello, sarebbe composta principalmente da aziende operative anche in settori diversi dal servizio idrico integrato, dove un deficit di competitività tende ad essere compensato con il servizio idrico gestito in monopolio – sottolinea Rossi – inoltre la tipologia di azioni riservate ai Comuni con partecipazione diretta prevede meno prerogative di quella delle azioni riservate alle società operative.
I livelli
«Infine - prosegue - , trattandosi di una soluzione a due livelli, gli utili sono prevedibilmente prerogativa delle società di primo livello. Non c'è inoltre divieto di cedere a soggetti privati le quote in mano agli enti comunali. Siamo quindi di fronte ad un protocollo che, in particolare per le incompatibilità giuridiche, non porterà ad un legittimo affidamento in house. Una proposta di tal genere sembra pertanto svelare soltanto una volontà dilatoria dei proponenti. In questo scenario inquietante sarebbe almeno di qualche sollievo che i Sindaci, in rappresentanza dei loro concittadini, traessero le proprie determinazioni con la dovuta coerenza e responsabilità».