Uomo da palcoscenico: «Il teatro serve alla vita». Nel percorso della storia personale di Glauco Mauri un racconto universale

Uomo da palcoscenico: «Il teatro serve alla vita». Nel percorso della storia personale di Glauco Mauri un racconto universale
Uomo da palcoscenico: «Il teatro serve alla vita». Nel percorso della storia personale di Glauco Mauri un racconto universale
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Giovedì 22 Febbraio 2024, 17:09

ANCONA Un libro intenso, divertente e commovente al tempo stesso: "Le lacrime della Duse. Ritratto di un artista da vecchio" non è una semplice autobiografia, ma un racconto che attraversa la storia, il teatro e la vita di Glauco Mauri. «Vorrei fosse chiaro che non mi servo della vita per parlare di me ma uso me stesso per parlare della vita» scrive Mauri nella quarta di copertina.

La confessione

«Non volevo scrivere un libro», confessa «un giorno ho iniziato a trascrivere dei pensieri e piano piano uno ha tirato l'altro. Pensiamo di aver dimenticato certi pensieri e certi sentimenti, ma non è vero. A volte restano sepolti dalla quotidianità della vita, poi un ricordo ne riaccende subito un altro e iniziano a rincorrersi fra loro. All'improvviso mi sono ritrovato pieno di cose che avevo dentro di me ancora vive, palpitanti. Quindi è stata una grandissima esperienza anche per me». L'amore per il teatro è nato prestissimo per l'attore pesarese e Mauri racconta la sua adolescenza con mano delicata: la sua mamma rimasta sola ad accudire lui e i suoi due fratelli durante la guerra; le sue corse su, per cinque piani di scale fino al loggione del teatro Rossini, a prendere posto anche per una vecchia signora e assistere alle opere; la squadra di calcio che allenava.

Il debutto

Il debutto a soli 15 anni nel teatrino ricavato nella chiesa sconsacrata e poi l'ammissione all'Accademia d'Arte Drammatica e il primo grande successo da professionista, a soli ventitré anni nel ruolo di Smerdjakov, ne I fratelli Karamazov nella compagnia Lilla Brignone e Gianni Santuccio, diretto da Andrè Barsacq. È tutto da scoprire l'emozionante aneddoto che dà il titolo a questo libro, in cui i ricordi si inseguono e si intrecciano tra vita e teatro, affrontato non per se stesso, ma per trasmettere sentimenti e cultura. «All'inizio mi piaceva interpretare i personaggi, per essere quello che non ero: più bello, più ricco, più intelligente.

E poi ho capito che questo non bastava, il teatro è una cosa molto più importante, il teatro serve alla vita», prosegue Mauri «E se continuo, non lo faccio per me, ma per il pensiero di essere ancora, anche solo minimamente, utile a qualcuno».

La compagnia

Dall'incontro con Roberto Sturno (scomparso lo scorso settembre), la nascita della propria Compagnia, quando decide di percorrere una strada propria e autonoma, Mauri non si è mai fermato, nemmeno davanti ai rischi di una messinscena azzardata, vincendo per tre volte il "Biglietto d'oro Agis", riconoscimento assegnato allo spettacolo di prosa più visto dell'anno (1985, 1986 e 1996). La Compagnia Mauri Sturno, in quarantadue anni di attività, ha affrontato i testi sommi della storia del teatro con una propria sigla interpretativa. Ed è proprio a Roberto Sturno, insostituibile compagno di lavoro per cinquant'anni, che è dedicato questo libro che sarà presentato il 21 marzo al teatro Eleonora Duse di Asolo nel centenario della morte della grande attrice.

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