Giorgia, la donna che fotografa le stelle: con gli scatti sull'aurora boreale premiata dalla Nasa

Aurora Boreale in Comelico fotografata da Giorgia Hofer
Aurora Boreale in Comelico fotografata da Giorgia Hofer
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Domenica 19 Novembre 2023, 14:15

​Giorgia fotografa le stelle. Sembra il titolo di una canzone di De Gregori, invece è l’inizio del racconto di una passione che tale deve restare, anche se a dirle che è brava, ma brava davvero, per ben otto volte è stata la Nasa. Giorgia Hofer è un’impiegata cadorina con il naso all’insù. Nata a Valle di Cadore, oggi paesana di Vigo, da sempre aggrappata alle crode che sfilano fino a Cortina d’Ampezzo, dove chiunque alza gli occhi verso il rosa delle Dolomiti. Giorgia invece, con i suoi, spesso va un pelo più in su, oltre le creste, al di sopra delle cime, dove il rosa si perde nell’azzurro, nel blu e nel nero. «Sono sempre stata appassionata di astronomia - racconta Hofer - innamorata del cielo e del paesaggio che da queste parti lo accompagna. Nel 2009 mi sono iscritta all’Associazione Astronomica di Cortina e ho pensato “voglio farlo anch’io”; anche io volevo fotografare il cielo. Così ho acquistato la prima macchina, ho iniziato a scattare e di fronte ai primi risultati così così, gli altri soci mi hanno sempre spronato ad andare avanti».

E avevano ragione loro: il 6 novembre la sua foto dell’aurora boreale sopra al Comelico è stata eletta Apod: Astronomy picture of the day della Nasa. Ed è stata solo l’ultima della serie.

«Mi ha stupito, perché in tanti quella notte, in tutto il nord Italia, hanno fotografato quell’aurora boreale rossa. Bastava aprire i social per rendersene conto; la mattina dopo però ecco la sorpresa: la Nasa aveva scelto proprio il mio scatto. La prima volta fu nel 2017: avevo fotografato l’occultazione di Aldebaran da parte della luna. Il giorno dopo la mandai per gioco, come molti. E invece… E così è successo altre sette volte, compresa quella del 5 novembre».

Com’è nata la foto dell’aurora boreale nostrana?

«Io e il mio compagno - racconta - eravamo fuori casa; a un certo punto un amico mi ha scritto un messaggio: “c’è l’aurora boreale”. In Cadore il cielo era coperto, così ho fatto un giro di telefonate e ho capito che il posto migliore sarebbe stato il Comelico; siamo partiti e siamo arrivati a Costa, sopra a San Nicolò, verso il rifugio De Doo. L’aurora c’era ancora, ma non visibilissima a occhio nudo, una velatura. Già al primo scatto però mi sono resa conto che fotograficamente era bellissima. Anche se non quanto quella del 2003».

In pochi si sono ricordati dell’aurora di vent’anni fa.

«Perché vent’anni fa non c’erano i social. L’hanno vista quelli che erano lì, e tutti mi hanno sempre detto che fu potentissima, incredibile. Ce n’è stata una anche la settimana prima del 5 novembre, ma a un orario in cui tutti dormono; l’ha catturata giusto qualche webcam».

Quindici anni di esperienza, otto volte selezionata dalla Nasa… mai pensato di farne un lavoro?

«Quando me lo chiedono, o le volte in cui si sarebbe potuti arrivare a quello, ho subito bloccato la discussione: voglio che resti una passione, che non venga contaminata dallo stress, che sia il mio tempo, il mio tempo libero».

Come programma le uscite una fotografa del cielo?

«A inizio anno consulto l’almanacco astronomico per capire quali saranno gli eventi più interessanti.

Quindi scelgo il posto, a volte se necessario prendo un permesso di lavoro, cammino e mi apposto».

Oltre a conoscere il cielo è fondamentale quindi conoscere il territorio per avere la visuale migliore.

«Sì. Se la luna o gli astri sorgono ad est so dove piazzarmi, se ho bisogno di un soggetto particolare idem, così come se voglio che nel panorama ci sia una chiesetta o una particolare montagna. Ogni volta che ho bisogno di un soggetto umano ci piazzo il mio compagno, l’unico a disposizione a quelle ore della notte, in cima a chissà dove; in paese hanno iniziato a chiamarlo “l’uomo della Nasa”.… Negli anni comunque ho costruito una sorta di mappa ideale per guardare il cielo».

C’è un posto speciale?

«Le Tre Cime, Misurina. Pian di Cengia. Negli ultimi anni ho scoperto il Comelico. Vado dove c’è più buio che gente».

Com’è fissare il cielo sapendo quanti danni stiamo facendo quaggiù, sulla terra?

«A volte mi capita di pensare con “paura” se riusciremo a rovinare anche la luna. Arrivati ci siamo arrivati, chissà cosa ne faremo. Ma anche il cielo lo abbiamo già rovinato; l’Italia è uno dei luoghi con più inquinamento luminoso. In Pusteria ci sono molte meno luci, la stessa identica sicurezza e un cielo molto più bello. Si potrebbe… Io ci penso ogni tanto: c’è chi non ha mai visto e forse mai vedrà un cielo stellato. Stellato per davvero».

Com’è?

«Meraviglioso. Più di qualsiasi stella mi emoziona la luna. Una delle foto a cui tengo di più, oltre a quella insieme al mio compagno sulle Tre Cime, è quella della curva lunare: tutte le fasi della luna raggruppate in un’unica foto. Ci ho messo un anno per realizzarla; qui il tempo bello è raro, ho dovuto provare e riprovare, andare e ritornare».

E il freddo della montagna di notte?

«Non lo sento. Camminando mi scaldo e poi non ci penso proprio. La montagna di notte è bellissima. Il bosco ammetto mi farebbe paura, la montagna no. Il Nuvolau, le Cinque Torri, quei panorami aperti; è bellissimo davvero. E la luce piano a piano arriva, basta abituarsi».

Il cielo dei tuoi sogni?

«L’aurora boreale del nord Europa; diciamo che il 5 novembre ho vissuto un anticipo di quel sogno, ma vorrei andare lassù. E poi l’eclisse di sole: nel 2026 ce ne sarà una in Spagna, fattibile. Intanto mi godrò qualche luna piena. Di sogni poi ne arriveranno altri perché il cielo è sempre diverso».  

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