Guerre, pandemie, attacchi terroristici e inflazione: fare trading in situazioni simili è etico oppure no? Risponde l'esperto marchigiano Andrea Unger

Trading ai giorni d'oggi, risponde l'esperto Andrea Unger
Trading ai giorni d'oggi, risponde l'esperto Andrea Unger
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Giovedì 29 Giugno 2023, 16:10

L’interrogativo è del quattro volte Campione del mondo di Trading Andrea Unger, marchigiano d'adozione. Il problema, dice, è l'idea di denaro che le società moderne ci impongono. Quello che fanno i trader non è speculare ma semplicemente seguire i movimenti di mercato. Un po' come il benzinaio che aumenta i prezzi della benzina a causa di una crisi energetica o il panettiere che aumenta il prezzo del pane a causa di una crisi del grano. Non è tanto una questione di etica quanto piuttosto una forma di adattamento alle circostanze.

L'etica

Fare trading è sempre etico? Lo è se, in corso, ci sono guerre, pandemie o degli attacchi terroristici? E’ più o meno etico di acquistare una borsa da 5mila euro, prodotta nei Paesi più poveri del mondo, sfruttando manodopera minorile? «Bisogna fare chiarezza -spiega Andrea Unger, quattro volte Campione del mondo di trading e marchigiano d'adozione. I grandi movimenti di mercato legati a catastrofi o eventi di una certa rilevanza hanno spesso un impatto negativo sui portafogli degli investitori. Nel trading può però capitare che scivoloni di borsa o grossi movimenti dannosi per consumatori e investitori, si rivelino estremamente proficui. Questo non significa tuttavia che il trader voglia sfruttare il disastro. Le strategie del trader hanno lo scopo di guadagnare sui movimenti del mercato, non di speculare in condizioni di crisi. In altre parole, il trader non compra titoli azionari legati al mercato delle armi se scoppia un conflitto e non usa strategie che speculano sulle crisi energetiche, del grano o di altre materie prime. Se guadagna da un movimento legato a possibili problematiche è semplicemente perché, come in altre occasioni, le sue strategie si adattano ai movimenti che si creano sui mercati. Il trader, quindi, non guadagna speculando sul fatto ma segue semplicemente l'andamento dei mercati».

L'ipocrisia

Si potrebbe però sempre dire che comportarsi in maniera etica potrebbe significare interrompere la propria attività di trading: «Sarebbe un ragionamento ipocrita -afferma ancora Unger- Il lavoro di un trader è seguire i movimenti del mercato e questo a prescindere dalla loro causa.

Semplicemente un trader non può permettersi di interrogarsi sulle cause di ogni movimento e interrompere la propria operatività di conseguenza, altrimenti non riuscirebbe a lavorare. Pensiamo al benzinaio che alza i prezzi alla pompa perché, a causa della crisi energetica, la benzina, il gas o il gasolio gli costano il doppio di prima. O al panettiere, che si trova a dover aumentare il prezzo del pane a causa di una crisi del grano. Sono scelte dettate dalle esigenze del loro lavoro, non da una mancanza di etica». 

Il limite

Ma esiste un limite a tutto questo? Dove il profitto può cedere il passo alla coscienza personale? «Io parto dal principio - spiega Unger- che quello che avviene nel trading non è frutto della speculazione ma di ciò che accade nel mondo. Per esempio, una volta ho deciso di staccare tutti i miei sistemi. Non fu tanto per ragioni etiche quanto piuttosto per il forte coinvolgimento emotivo che l'evento in questione scatenò in me. Parlo dell'11 settembre, degli attacchi terroristici alle Torri gemelle e al Pentagono. Quello che stava accadendo in diretta tv era di una portata tale che mi annichilì psicologicamente, tanto che smisi di lavorare perché non sapevo più cosa fare. Ero frastornato, incredulo. Mi fermai e mi chiusi in una specie di mutismo personale e silenzioso per non fare niente».

Il problema

Secondo Unger il problema che si nasconde dietro alla convinzione che il trading non sia etico è di tipo culturale e ruota attorno all'idea che abbiamo del denaro o, per meglio dire, all'idea che la società ci dà del denaro: «Lo ripeto sempre, il discrimine fra etico e non etico è davvero molto sottile e può valere per ogni azione quotidiana che segna la nostra vita. Delle borse costose, prodotte magari da minorenni, abbiamo già detto. Ma anche l'uso che le banche fanno dei nostri soldi dovrebbe condurre a considerazioni simili. Come vengono investiti? In quali aziende? Per quali fini? Il mondo non si divide fra buoni e cattivi. Le persone, le singole persone -conclude Unger- sono diverse fra loro e il denaro che posseggono, che guadagnano e che usano, è il mezzo con cui si esprimono. L'etica applicata alla vita di tutti i giorni si traduce nelle scelte che facciamo e nel modo in cui interagiamo con gli altri ogni giorno».

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