Davanti alle autorità francesi ha negato di essere coinvolto nella scomparsa della cugina e non si è opposto all’estradizione, ma adesso Ikram Ijaz, accusato in concorso dell’omicidio di Saman Abbas e dell’occultamento del suo cadavere, è in Italia e dovrà ricostruire davanti ai pm di Reggio Emilia, quelle che i carabinieri e la procura ritengono essere state le ultime ore di vita della ragazza scomparsa nella Bassa Reggiana.
Ieri mattina Ijaz è stato consegnato a Ventimiglia, alle autorità italiane. La polizia francese lo aveva fermato il 29 maggio scorso a Nimes, mentre stava cercando di raggiungere alcuni parenti in Spagna a bordo di un Flixbus. In serata è arrivato in carcere a Reggio Emilia, a disposizione della magistratura che nelle prossime ore lo interrogherà. Forse anche oggi.
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L’interrogatorio
La linea difensiva è quella di negare di essere coinvolto nell’omicidio.
Intanto, lo zio e l’altro cugino sono latitanti e ricercati in tutta Europa, dalla Spagna al Belgio e soprattutto in Francia. Il 10 maggio infatti Danish era stato controllato dalla questura di Imperia, verso il confine transalpino, assieme al fratello sedicenne di Saman. Il ragazzo è stato portato poi in una comunità protetta e ha svelato agli inquirenti che ad uccidere la sorella sarebbe stato lo zio Danish.
Ricercati sono anche i genitori - il padre Shabbar, 46 anni, e Nazia Shaheen, 47 anni - rientrati improvvisamente i primi di maggio in Pakistan (come risulta dalle liste d’imbarco a Malpensa, dove invece non figurava Saman) e finiti anche loro indagati per sequestro di persona e omicidio premeditato. Nei loro confronti presto sarà depositata ufficialmente una rogatoria internazionale.
Il sopralluogo
Ieri il comandante provinciale dell’Arma Cristiano Desideri ha effettuato un sopralluogo, assieme alla pm, nella zona delle ricerche del corpo a Novellara, attorno alla cascina dove Shabbar, il padre di Saman, lavorava come custode. I cani molecolari delle unità cinofile e un elicottero dei carabinieri hanno continuato a battere le campagne. Gli inquirenti si sono concentrati soprattutto in un punto esatto, tra alcune serre dell’azienda. «Stiamo lavorando su un’area che riteniamo verosimile per poter individuare il corpo della ragazza. Le ricerche sono in corso e auspichiamo un esito risolutivo anche grazie a strumentazioni tecniche come l’elettromagnetometro che mappa in profondità il terreno per poi andare a ricercare le anomalie non conformi ai parametri inseriti nel software di gestione. In base anche alle immagini acquisite della videosorveglianza abbiamo studiato il comportamento degli indagati», ha spiegato il colonnello Desideri.
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