Droga, estorsioni e usura: confiscati beni per 1,5 milioni tra Cassino e l'Abruzzo

Droga, estorsioni e usura: confiscati beni per 1,5 milioni tra Cassino e l'Abruzzo
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Martedì 1 Febbraio 2022, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 00:35

Grazie all’attività dedita all’usura, all’estorsione e allo spaccio di droga nel corso degli anni avrebbero accumulato un ingente patrimonio. Un tesoretto da un milione e mezzo di euro costituito da terreni e case che ora, dopo il sequestro preventivo eseguito a dicembre 2020, finirà nella piena disponibilità dello Stato. Ieri mattina ad alcune persone, appartenenti ad un nucleo familiare di etnia rom (Spada-Morelli), stanziate a Cassino e nel Basso Lazio è stato notificato un provvedimento di confisca chiesto e ottenuto dalle Procure di Roma (Dda) e Cassino. A dare esecuzione al provvedimento, emesso dal Tribunale di Roma (Sezione III Penale-Misure di Prevenzione), sono stati gli uomini della Direzione investigazione antimafia (Dia) di Roma e della Sezione operativa della Compagnia carabinieri di Cassino. La confisca arriva a seguito di due indagini portate a termine nel 2019 e nel 2016 (quest’ultima svolta congiuntamente con la Guardia di Finanza), con le quali venne smantellato un giro di spaccio di stupefacenti, usura, estorsioni e intestazione fittizia di beni. Ma non tutti i coinvolti nelle due operazioni sono destinatari della confisca di ieri, alcune richieste sono state rigettate dal Tribunale.


Quello su cui ha messo le mani la magistratura inquirente è un meccanismo di reinvestimento illecito.

Per cui al termine delle indagini di natura patrimoniale il procuratore capo di Cassino, Luciano d’Emmanuele, unitamente ai colleghi della Dda di Roma, ha ipotizzato una netta sproporzione tra i redditi dichiarati dalle persone coinvolte e il reale patrimonio accumulato, da qui la richiesta di confisca. Altro elemento emerso, oltre agli approfondimenti di natura reddituale e patrimoniale svolti dal Centro operativo Dia di Roma, è stata la pericolosità sociale della compagine. I beni confiscati riguardano 12 immobili (6 terreni e 6 fabbricati) per un valore di 1,5 milioni di euro e sono situati in Abruzzo e a Cassino. «L’importante risultato – è stato spiegato dalla Dia - conferma la rilevanza strategica della lotta ai patrimoni illeciti accumulati dalla criminalità, sia comune che di tipo associativo. I profitti ottenuti attraverso i traffici criminali vengono sottratti all’economia reale attraverso operazioni di reimpiego in attività apparentemente lecite. L’autorità giudiziaria e le forze di polizia continuano a confermare la propria azione di repressione per garantire un’efficace risposta alle istanze di giustizia e sicurezza dei cittadini».

LE REAZIONI
L’attività portata a termine all’alba di ieri ha avuto ampio impatto su Cassino. L’amministrazione comunale ha espresso la gratitudine alla magistratura e alle forze dell’ordine. «Un grande risultato è quello che è stato raggiunto da magistratura e forze dell’ordine che ci rende tutti orgogliosi», ha dichiarato l’assessore alla Cultura di Cassino, Danilo Grossi.
«Il colpo assestato - ha aggiunto - è fondamentale perché regala un’importante iniezione di fiducia alla parte sana della città di Cassino e di tutto il Lazio Meridionale, una maggioranza silenziosa che crede nello Stato e lotta ogni giorno e spesso tra le difficoltà per il proprio futuro e quello delle prossime generazioni. Da anni portiamo avanti la cultura della legalità sia nelle istituzioni pubbliche con azioni concrete sia con l’ausilio alle associazioni. E segnali decisivi come quello di oggi (ieri), che sono una grande vittoria dello Stato, rafforzano questo percorso, spesso lungo e difficile», ha concluso l’assessore Grossi.

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