PORTO SANT’ELPIDIO - Anche le pietre hanno pianto ieri al funerale di Jonathan Strappa, 34 anni, un ragazzo «meraviglioso» dice ripetutamente don Paolo Canale con la voce incrinata per l’emozione. Nella chiesa della Santissima Annunziata non è andato in scena il funerale classico, per un momento sembrava di essere in discoteca. Ha dominato la musica.
Il parroco ha parlato dei Doors e dei Negramaro nell’omelia, ha citato canzoni, strofe di “Meraviglioso”, il singolo del gruppo italiano pop rock. Non poteva non esserci la musica, la passione di Jonathan, insieme alla montagna che l’ha tradito. Il 34enne è morto domenica a Pintura di Bolognola, è scivolato da 300 metri d’altezza su un sentiero ghiacciato, ci sono volute sette ore a recuperare il corpo per le condizioni meteo avverse. Non c’è mai un perché a spiegare una morte, ma questa lascia ancor più amaramente aperti gli interrogativi. Non si spiega che un giovane pieno di vita non ci sia più così, da un momento all’altro.
Nei suoi anni, comunque, Jonathan ha seminato bene.
C’è un riferimento anche al film L’Attimo Fuggente durante l’omelia, pare di vedere l’attore Robin Williams che invita a vivere il momento. Quando prendono la parola gli amici l’aria si arroventa. Andrea dice: «Ci hai cresciuti con la tua musica a palla, torneremo sul palco più carichi che mai». C’erano i colleghi della ditta di Bressanone, dove Jonathan lavorava da poco nella grafica digitale: «Sei entrato in punta di piedi in azienda e subito nei nostri cuori, in questo brevissimo percorso lavorativo hai conquistato tutti noi» afferma un ragazzo. Ma il momento topico è stato quando ha parlato Manola, la ragazza di Jonathan. Lei c’era domenica su quella maledetta montagna domenica, si è salvata e con quanto fiato aveva in gola ieri ha urlato il suo strazio.
«Sono molto arrabbiata con te perché avevamo fatto un patto e non l’hai rispettato. Avevamo detto che saremmo stati d’accordo su tutto e invece io non sono per niente d’accordo. Volevamo salire a tutti i costi e raggiungere la cima, è stato un privilegio per me essere stata l’ultima persona ad aver visto il tuo splendido sorriso. Grazie tanto. E voi – al pubblico in chiesa – se potete scusatemi tanto». Uno strazio, per tutti. Per mamma e papà Sauro e Giuseppina, per il fratello Giacomo con Maria Vittoria, per nonna Angelita e tutti i parenti ma anche tutti gli altri che erano lì e, finita la messa, se ne sono andati con un incolmabile vuoto dentro.