Dall’algoritmo ai Mondiali passando per i diritti umani

Dall’algoritmo ai Mondiali passando per i diritti umani

di Sauro Longhi
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Lunedì 12 Dicembre 2022, 01:50 - Ultimo aggiornamento: 17:25

Mondiali di calcio ed intelligenza artificiale non vanno proprio d’accordo. Lo scorso novembre in occasione dell’inizio delle partite era stato pubblicato un pronostico su chi avrebbe vinto, il Brasile in finale sul Belgio. Ora, con certezza, possiamo affermare che le tante simulazioni sviluppate al calcolatore per addestrare il modello utile a prevedere il risultato finale non sono servite a molto. Sia l’Università di Oxford che quella di Innsbruck si erano impegnate su questo difficile pronostico, ma entrambe hanno fallito prevedendo la vittoria del Brasile che purtroppo non ha superato i quarti di finale.

È sicuramente di primario interesse nella ricerca scientifica lo sviluppo di modelli matematici per comprendere la complessità in cui viviamo e associare a problemi complicati modelli rigorosi utili a orientare le scelte. Le risorse di calcolo sempre più potenti ci permettono di modellare sistemi biologici più complessi per la diagnosi e cura del cancro, di formulare previsioni meteorologiche più affidabili e dettagliate, di riconoscere il viso di una persona tra miliardi di individui, di migliorare i processi produttivi rendendoli più sostenibili, solo per fare alcuni esempi. Nell’area dell’ingegneria, ogni disciplina si fonda su modelli che interpretano e quantificano la realtà fisica, che guidano all’individuazione e alla costruzione di sistemi ed al loro controllo, in una disciplina unificante spesso denominata “ingegneria dei sistemi”.

Per fortuna nel calcio i modelli sembrano non funzionare, altrimenti tutto verrebbe traslato nel mondo virtuale del metaverso, perdendo l’aspetto più bello dello sport, dove tutto è possibile e pieno di sorprese. Il Marocco che arriva alle semifinali è forse la sorpresa più grande di questo mondiale. In quella nazionale vi è anche un giocatore delle Marche, Walid Cheddira, nato a Loreto e cresciuto calcisticamente nella stessa città dove debutta a dieci anni nel 2008 nel locale Circolo Sportivo. Una persona che avvicina due culture e due popoli. Un giocatore attualmente nel Bari in serie B, che porta la propria nazionale alla prima semifinale mondiale, ma che non la giocherà visto che si è preso un cartellino rosso nell’ultima partita.

Anche il migliore dei modelli matematici non avrebbe previsto tutto questo.

Il pronostico elaborato da Joshua Bull dell’Università di Oxford assegnava al Brasile la probabilità di vittoria più alta, quasi il 15%, ma subito sotto l’Argentina con poco più del 14%, tanto da prevedere per l’Argentina ed il Brasile il raggiungimento dei quarti di finale del campionato, e su questo il modello di previsione non ha sbagliato. Dato che tra le più probabili alla vittoria resta solo l’Argentina, azzardo anch’io un pronostico, la vittoria della squadra di Messi, non tanto sull’analisi di calcoli probabilistici e sofisticate elaborazioni ma per il gioco e l’empatia di quella squadra rappresentativa di un popolo tanto distante ma altrettanto vicino per cultura e radici.


I mondiali del Qatar forse verranno ricordati non per la squadra che vincerà ma per i diritti umani negati verso i tanti lavoratori migranti sfruttati e maltrattati per costruire in tempo gli stadi e le relative infrastrutture. Se le indagini in corso verranno confermate, per nascondere queste violazioni e raccogliere trattamenti di favore sia politici che economici, questo paese ha corrotto con ingenti somme di denaro alcune persone che ricoprono posizioni politiche o strategiche di rilievo all’interno dell’Istituzione europea.

In Qatar perdura l’antico sistema del kefala, che ancora disciplina il diritto al lavoro per i lavoratori migranti e stranieri nei paesi arabi e che richiede al lavoratore migrante di rivolgersi a un garante come forma di tutela, il quale poi esercita dei diritti nei confronti del lavoratore, controllandone gli spostamenti e la presenza sul posto di lavoro, privandolo, di fatto, della libertà. Amnesty International ha denunciato la morte di migliaia di giovani lavoratori migranti negli ultimi dieci anni, deceduti improvvisamente e inaspettatamente in Qatar, nonostante avessero superato gli esami medici obbligatori prima di partire. Forse si poteva e si doveva scegliere un paese diverso?

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