Boa Fortunae, il galleggiante hi-tech per monitorare il clima che cambia

Boa Fortunae, il galleggiante hi-tech per monitorare il clima che cambia

di Stefania Gorbi
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Giovedì 30 Novembre 2023, 02:25

La conoscenza e comprensione dei fenomeni che avvengono nel mare è sempre limitata da un fattore determinante: il mare è in continua evoluzione e quindi cambia il suo stato nel tempo e nello spazio. Questo è da sempre un cruccio per gli oceanografi che dagli albori di questa scienza, cercano di inventarsi metodi e strumenti che possano ovviare ai limiti imposti dalla vastità dell’oceano. La sfida è ardua e l’oceano rimane in gran parte ancora inesplorato e con fenomeni poco chiari e non descritti a sufficienza. L’avvento dei satelliti ha permesso di ottenere una conoscenza approfondita dei processi che interessano gli strati più superficiali, ma, ahinoi, il satellite non vede in profondità e a volte è proprio lì, negli abissi, che sono custoditi molti dei segreti che l’oceano conserva. La tecnologia sta facendo balzi da gigante nel campo delle misure oceanografiche e siamo giunti ad utilizzare dei veri e proprio droni marini che in completa autonomia solcano gli oceani, misurando i parametri fondamentali che caratterizzano l’ambiente marino. La conoscenza passa senz’altro attraverso l’esplorazione di quanti più settori possibili, dalla superficie al fondo del mare. In un mondo che si sta riscaldando e in cui l’oceano compie un sacrificio enorme, assorbendo il 90% circa dell’eccesso di calore presente nel nostro pianeta, è fondamentale monitorare giorno per giorno, ora per ora, alcuni parametri fondamentali come il livello del mare, la temperatura, la salinità e le correnti marine. Per farlo, possiamo ricorrere ad un approccio antico, ovvero osservare nel tempo come variano i principali parametri oceanografici per capire se è in atto un cambiamento costante o ad esempio se ci sono delle fluttuazioni naturali. Se, ad esempio, misuriamo la temperatura superficiale del mare durante una giornata, vedremo che si passa da un minimo, all’alba, ad un massimo, nelle prime ore pomeridiane. Tutto molto semplice, l’alternanza giorno/notte è la causa di questa variazione. Succede lo stesso se osserviamo la temperatura durante un anno intero: dai massimi estivi passeremo ai minimi invernali secondo un ciclo che si ripete anno per anno. Ma se, ad esempio, la temperatura massima e minima da un anno all’altro dovessero alzarsi e se questo si verificasse consecutivamente per alcuni anni, ecco che al ciclo stagionale, si sommerebbe un contributo di diversa natura. Nell’ultimo anno la temperatura media globale dell’oceano ha raggiunto un massimo storico a causa del riscaldamento globale. Questo dato è stato misurato non solo dai satelliti ma anche dai tanti strumenti che sono in mare e che di continuo misurano la temperatura ora dopo ora, mese dopo mese, anno dopo anno. Al fine di ottenere queste misure, gli strumenti utilizzati devono poter rimanere in mare più a lungo possibile, non correndo il pericolo che onde e correnti li trasportino via; per ancorare queste strumentazioni oceanografiche in un punto, è necessario utilizzare delle strutture particolari, pensate proprio per resistere alle intemperie del mare, così da assicurare la trasmissione delle informazioni nel tempo. Un esempio di questa tecnologia è la boa meteo/oceanografica Fortunae posizionata un anno fa a 2 miglia a nord-ovest del porto di Fano. È stata acquistata dal Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università Politecnica delle Marche che ha deciso di investire sullo studio della variabilità oceanografica di questo ambiente costiero. L’attività è svolta in cooperazione con il CNR-IRBIM di Ancona che gestisce un sistema osservativo simile più a sud, in prossimità di Senigallia. Il gruppo di ricercatori oceanografi dell’Università, coordinati dal Prof. Pierpaolo Falco, lavorano in prima linea per elaborare le tantissime informazioni fornite dalla boa Fortunae, in grado di rilevare in tempo reale parametri sia oceanografici come moto ondoso, temperatura, salinità, correnti, ossigeno, che meteorologici. Possiamo considerarla come una sentinella che vigile e attenta rileva tutto quello che succede in mare. Ad esempio, a maggio scorso, quando c’è stata la terribile alluvione in Romagna, una quantità notevole di acqua dolce si è riversata lungo la costa romagnola/marchigiana, alterando la naturale struttura verticale del mare. Durante la scorsa estate, la boa ha rilevato i temutissimi picchi di temperatura che, già per il secondo anno di fila, si verificano anche a luglio e poi, come atteso, anche ad agosto. La boa Fortunae è giovane, è stata posizionata proprio un anno fa, ha appena cominciato il suo lavoro che darà maggiori frutti nei prossimi anni. Nel frattempo, però, è lì che monitora tutto quello che succede in mare e in tempo reale rileva informazioni, sempre disponibili e consultabili sul Web (https://www.irbim.cnr.it/sitoss-dettagli/fano-boa/), importantissime per la comunità scientifica intenta a comprendere le dinamiche alla base dei cambiamenti climatici. 

* Referente progetto Univpm Sostenibile Docente Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente

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