Il dibattito sulla tutela della privacy esprime la necessità di garantire la libera costruzione del sé difendendola dai rischi riconducibili alla matrice tecno-scientifica della società complessa, esprimendo anche inedite dimensioni nel rapporto individuo/società. Le potenzialità del Web, saldandosi con gli universi dell’immaginario giovanile, hanno determinato sdoppiamenti e riallineamenti di funzioni sociali che prima ritenevamo saldamente in mano a strumenti tradizionali di controllo e repressione. In circostanze storiche recenti, diverse aree del quadrante virtuale hanno operato in sinergia per affermare nuovi diritti e le community che si sono strutturate a partire dal raddoppiamento virtuale della realtà, si sono successivamente riconosciute in una comunità in carne e ossa, dimostrando che le risorse di rete possono garantire successo a rivendicazioni che, affidate ai mezzi espressivi tradizionali, si sarebbero consegnate all’inerzia ed al fallimento. Quindi la grande novità antropologica della nostra epoca deriva dall’interfaccia tecnologica che la performa in un equilibrio assai instabile tra natura e cultura, umano e post-human. Una testimonianza della fase fortemente oscillatoria della “tarda cultura” ( N. Luhmann) è la frenesia dell’opinione, un’autentica dittatura della doxa che travolge ogni orizzonte normativo perché capace di mobilitare opinione in modo completamente diverso rispetto alle consolidate tecniche politico-mediali di articolazione del consenso e del dissenso. Il “nuovo” che in questo momento agita il mondo, è certamente espressione della rete, ma anche condizione predisponente al suo potenziamento. E’ perfetta autologia, ma con l’inevitabile sottrazione di ambiti di diversione all’interno delle coordinate strettissime del “pensiero convergente”, brodo di coltura dell’ambivalente rapporto tra le generazioni che caratterizza il nostro tempo. Se una volta erano gli adulti a trasmettere ai più giovani saperi, esperienze e competenze, oggi avviene sempre più spesso il contrario. La cultura non è più esclusivamente discendente, orientandosi dai genitori verso i figli, ma è ormai largamente ascendente, dirigendo dai figli verso la condizione genitoriale, con la categoria dello “stile di vita” che frammenta e riaggrega indifferentemente modelli di comportamento, look, affioramenti etici, valori ed, ovviamente, desideri. La tecnologia diviene artefice primo di questa costante “disarticolazione riaggregante”, esprimendo non solo l’ombra della contingenza storica, ma proponendosi come autonoma fabbrica di significato. Le stesse ragioni che impongono l’esperanto informatico su vasta scala eliminano l’orizzonte dell’interiorizzazione, costruendo una nuova pedagogia sociale in cui non sono più i ragazzi ad imparare dai grandi, attivando coerenti tecniche imitative, ma sono i grandi ad essere istruiti dai giovani, a loro agio nel “panta rei” della condizione tecnoumana.
* Sociologo della devianza e del mutamento sociale