Il mondo sta affrontando problemi crescenti sia a livello sociale sia ambientale. La crescita industriale degli ultimi 70 anni, con la progressiva deforestazione, l’uso eccessivo di sostanze non biodegradabili, la crescita demografica (che significa crescita dei consumi), la perdita di habitat e di suolo legate a un’urbanizzazione senza fine stanno cambiando il mondo intorno a noi rendendolo invivibile. Siamo entrati nell’antropocene, l’era della Terra dominata da inquinamento, tecnologie e globalizzazione in cui tutti desideriamo una vita lussuosa, senza considerare gli effetti dei nostri consumi e stili di vita sull’ambiente.
Le Nazioni Unite con i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile ci indicano cosa è necessario e urgente affrontare per superare questa crisi. Tuttavia, serve anche un’educazione adeguata per comprendere l’importanza della protezione dell’ambiente e il raggiungimento di questi obiettivi di sostenibilità che sono al centro dell’Agenda dell’Onu per il 2030. La conservazione delle risorse naturali e della biodiversità vengono spesso messe in secondo piano rispetto a problemi di gestione che dobbiamo affrontare giorno per giorno. La gestione dei rifiuti nelle aree urbane ne è un classico esempio. L’atteggiamento e la sensibilità verso la protezione dell’ambiente è sicuramente dovuto a diversi fattori ma anche a una componente (cruciale) che è stata definita “psicologia della salvaguardia ambientale”. Secondo un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica “Environment, Development and Sustainability” esiste una chiara differenza di sensibilità nei confronti dell’ambiente tra uomini e donne.
Questo studio, svolto durante il blocco delle attività dovuto al Covid, è stato condotto tramite un sondaggio online e attraverso un questionario che analizzava da un lato le caratteristiche personali, psicologiche e socio-culturali e dall’altro poneva molte domande sulle varie forme di sensibilità nei confronti dell’ambiente. Questo studio ha dimostrato che la sensibilità delle persone nei confronti dell’ambiente cambia, come forse atteso, con l’età e con la formazione ricevuta. Tuttavia, le donne risultavano molto più interessate al rispetto dell’ambiente degli uomini. Pensandoci bene sono molti i casi nel mondo di leader donne di grandi paesi che hanno fatto moltissimo per l’ambiente e per la sostenibilità e guardando questi risultati non sono rimasto poi così sorpreso.
Insomma, se l’ambiente avrà una speranza di “farcela” sarà principalmente grazie alle donne e ai giovani, in particolare a quelli che ricevono un’educazione ambientale e una formazione ecologica. Un altro studio pubblicato sul “Journal of Pedagogical Research” aggiunge che questa sensibilità per l’ambiente e la biodiversità si forma soprattutto alle elementari. Dovremmo quindi partire da lì, insegnare ecologia, spiegare l’Enciclica Laudato si’(un vero e proprio manifesto ecologico) nelle scuole primarie, nell’ora di scienza e in quella di religione. Forse in questo modo riusciremo a formare una generazione in grado di cambiare il futuro del Pianeta. Resta da capire, e questo gli studi non lo hanno ancora scoperto, perché gli uomini abbiano una minore sensibilità delle donne e cosa porti le generazioni più anziane a curarsi mediamente meno dei problemi dell’ambiente. Forse è quell’egoismo che la natura umana ha selezionato per conquistare e depredare i più deboli.
* Professore Ordinario all’Università Politecnica delle Marche, titolare dei corsi di Biologia Marina, Ecologia ed Etica ambientale