Tra terremoto e ricostruzione non c’è più posto per gli scavi

Tra terremoto e ricostruzione non c’è più posto per gli scavi

di Mario Paci
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Sabato 29 Aprile 2023, 07:38

Le macerie del terremoto non sono solo la testimonianza tangibile della distruzione di un paese, di una storia, di una cultura, il passato di una vita che ogni tanto torniamo a visitare solo nella memoria. Le macerie possono essere anche il prologo di una ricostruzione, di una rinascita materiale e spirituale purché non rappresentino un problema, come sta purtroppo accadendo. Andiamo al punto. Il verificarsi di eventi catastrofici, come il terremoto del 24 agosto 2016, ha sconvolto quattro regioni del Centro Italia, tre province marchigiane in particolare (Ascoli Piceno, Fermo e Macerata). Ha comportato, una volta superata la fase di stretta emergenza, la necessità di gestire l’enorme quantità di macerie derivante dai crolli e dagli interventi di demolizione che si sono resi e si rendono tuttora inevitabilmente necessari. La gestione delle macerie, come fase preliminare rispetto alla successiva (e auspicata) della ricostruzione, evidenziata anche da studi universitari, presenta però una serie impressionante di criticità. A partire dai tempi e dai costi della rimozione, all’individuazione delle aree di deposito temporaneo fino alle successive modalità di trattamento, ai rischi della loro movimentazione sull’ambiente e la salute umana, soprattutto per la presenza (probabile) di materiali contenenti amianto. Secondo dati in possesso di Confindustria si calcola (probabilmente in maniera sottostimata) che nelle province di Ascoli, Fermo e Macerata ci sono circa 24 milioni di metri cubi di terra e roccia da scavo da smaltire e i numeri sono destinati ad aumentare in previsione dell’apertura di 40mila cantieri nei prossimi mesi. Tutti questi materiali dove andranno a finire? Finora quasi tutti i terreni e le cave dismesse nella zona del cratere sismico sono stati riempiti e traboccano di detriti; gli spazi, nel corso di questi sette anni, sono quasi del tutto esauriti. Chi percorre la strada Salaria, o qualsiasi altra che costeggia un cantiere del terremoto, si può rendere conto della drammatica situazione. Ad Arquata del Tronto ci sono materiali di roccia provenienti dallo scavo della galleria di Trisungo accatastati ai margini della carreggiata. Non si sa più dove metterli. E si può immaginare cosa potrà accadere quando inizieranno i lavori del nuovo acquedotto del Piceno (50 milioni di euro stanziati dalla Bei, la banca europea degli investimenti) e del tratto Acquasanta Terme - Quintodecimo della Salaria da parte dell’Anas. Nell’Ascolano, ad esempio, il tracciato progettato prevede gallerie e viadotti con ulteriori perforazioni nei prossimi anni. Purtroppo le ripercussioni già ci sono: il cantiere della galleria di Trisungo ha subìto interruzioni in attesa della rimozione della valanga di detriti e altrettanto potrebbe accadere presto per altre opere in corso nelle aree interessate dai lavori della ricostruzione post sisma. Si è molto discusso, in quest’ultimo anno, sui costi spropositati legati all’aumento dei materiali edili, all’inflazione, poco sulla speculazione in atto sulla rimozione dei detriti. Chi oggi dispone di un terreno ancora disponibile o di una cava dismessa sta facendo affari d’oro chiedendo fino a 12 euro al metro cubo. Per non parlare poi della carenza di breccia per il calcestruzzo che flagella le imprese edili tanto che si è arrivati, per paradosso, a spegnere in alcuni giorni gli impianti per mancanza di rifornimenti. I costruttori, da tempo, chiedono di snellire le procedure sulla rimozione dei detriti da lavorazione accorciando così i tempi di realizzazione delle opere del post terremoto. Altrimenti non avrebbe senso propalare finanziamenti a otto zeri, aperture di cantieri, tagli di nastri con l’addio alle casette in legno per gli sfollati (Sae) se poi un masso di troppo può bloccare tutto. Il tempo scorre in maniera inesorabile ma le pietre restano. Solo loro sanno a che prezzo. 

*Giornalista del Corriere Adriatico e Caposervizio di Ascoli

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