Quei vaccini destinati al macero, la lezione dimenticata del Covid

Quei vaccini destinati al macero, la lezione dimenticata del Covid

di Lorenzo Sconocchini
4 Minuti di Lettura
Giovedì 27 Aprile 2023, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 07:58

Ricordate le interminabili file all’aperto davanti ai camper del Vaccine-Day? Avete ancora in casa qualche dozzina di mascherine che un tempo parevano merce così rara da farne incetta? Scene d’altri tempi, se è vero che l’Organizzazione mondiale della sanità potrebbe presto prendere atto del passaggio dell’epidemia da Coronavirus a una fase endemica o post-pandemica, in cui il patogeno Sars-Cov-2, nelle sue infinite varianti, continuerà a circolare ma con una bassa diffusione, casi pressoché stabili nel tempo e variazioni stagionali sulla falsariga delle sindromi influenzali.

Ma anche se dovesse arrivare il cessato allarme dell’Oms, casi gravi di Covid da richiedere il ricovero ospedaliero e decessi correlati all’epidemia non spariranno certo nel giro di qualche settimana. Nelle Marche, stando all’ultimo monitoraggio settimanale dell’Osservatorio epidemiologico regionale, attualmente sono 20 i pazienti ricoverati per Covid-19 e nella terza settimana di aprile sono stati diagnosticati 478 nuovi casi di positività e si sono registrati due decessi. Eppure non è il caso di abbassare del tutto la guardia, come ricorda l’ultimo report dedicato dal Ministero della Salute all’epidemia da Coronavirus che nel febbraio 2020 ha cambiato improvvisamente la nostra vita.

«Si ribadisce l’opportunità, in particolare per le persone a maggior rischio di sviluppare una malattia grave, di continuare ad adottare misure come l’uso della mascherina, areazione dei locali, igiene delle mani e porre attenzione alle situazioni di assembramento - è la raccomandazione -. L’elevata copertura vaccinale, il completamento dei cicli di vaccinazione e il mantenimento di una elevata risposta immunitaria attraverso la dose di richiamo rappresentano strumenti importanti per mitigare l’impatto clinico dell’epidemia». Eppure l’importanza del vaccino sembra in questa fase del tutto trascurata. Sono poco più di 140mila i marchigiani che hanno completato l’intero ciclo vaccinale con 4 dosi e nelle prime tre settimane di aprile nella nostra regione sono state somministrate appena 116 dosi di vaccino anti-Covid, con 75 secondi richiami. Non si proteggono più dal virus Sars-Cov-2 nemmeno gli ultrasessantenni, la categoria più a rischio: appena in 56 ad aprile si sono iniettati una dose.

Dall’inizio dell’anno il totale delle vaccinazioni nella nostra regione è stato di 12.221 dosi, mentre nella fase calda della campagna vaccinale la media era di 15mila iniezioni quotidiane, con un picco di 19.618 toccato il 12 gennaio 2022. Eppure gli esperti continuano a sottolineare l’importanza di immunizzare, anche con regolari cicli di richiamo, almeno la popolazione più esposta.

«Anche se non si può continuare a parlare di emergenza sanitaria, bisognerà vaccinare ancora gli anziani e le persone fragili, perché l’incontro con il virus per loro vuole dire spesso accorciare le aspettative di vita», sono le parole pronunciate a febbraio - quando le curve dell’epidemia si erano già appiattite - del professor Stefano Menzo, il direttore del Laboratorio di Virologia dell’azienda universitario-ospedaliera delle Marche, che da più di tre anni ormai studia l’impatto del Coronavirus nella nostra regione. Un impatto che, secondo il docente di Univpm, al momento si è molto attenuato ma non è scomparso e non scomparirà.

«Sebbene ormai tutti siamo immunizzati, o dai vaccini o dall’infezione o da entrambi - spiegava il professor Menzo -, le persone molto anziane o fragili sono comunque esposte ad un certo rischio di mortalità aggiuntiva (anche non immediato) correlato con l’infezione. Questa continuerà ad aggravare le loro patologie di base e a ridurre le loro aspettative di vita, pur senza clamore, perché la maggior parte di loro non moriranno né di Covid, né con il Covid, ma il Covid avrà dato comunque un contributo». Nonostante le raccomandazioni degli esperti - e statistiche che annotano 4.429 decessi nelle Marche dovuti al Covid dall’inizio dell’epidemia - le scorte di vaccini stanno andando verso la scadenza e la termodistruzione. Nel centro stoccaggio dell’Inrca ne sono custodite al momento circa 294mila dosi. Mandarle al macero, vorrebbe dire aver dimenticato tre anni di emergenza sanitaria.

*Giornalista e Caporedattore del Corriere Adriatico

© RIPRODUZIONE RISERVATA