La Russia fuori da Internet e un’Europa senza identità

La Russia fuori da Internet e un’Europa senza identità

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 11 Marzo 2022, 10:03

La notizia viene rilanciata da giorni in tutto il mondo. Con questo titolo, su buona parte delle testate. “Dall’11 marzo la Russia si disconnetterà dall’Internet globale”. Mai fermarsi ai titoli: come sapete bene, cari lettori. A volte, son tanto icastici quanto imprecisi. Tocca fare la fatica - non uno sforzo sovrumano, dai - di leggere, e con attenzione, l’articolo che ci sta sotto, di leggerne più d’uno magari, abbeverarsi a più fonti. Per il momento, con ogni probabilità non avverrà nulla di così radicale. Non significa che la data odierna non segni, almeno a livello simbolico, uno spartiacque, né che non possa preludere a un reale, completo distacco della Russia dalla Rete mondiale. Vi riassumo lo stato delle cose, per quel che se ne sa, le informazioni sono incomplete e non tutte verificate verificabili al 100%. Un documento del Ministero per la Trasformazione Digitale - documento rilanciato via Twitter dal media bielorusso Nexta - contiene l’ordine di trasferire, entro oggi, tutti i server e i domini statali nel network interno russo, Runet, non collegato al World Wide Web. Leggiamo bene: “Servizi e domini statali”. Un provvedimento parziale, dunque. Una contromossa difensiva per contrastare le scorribande degli hacker occidentali (si direbbe che Anonymus stia colpendo più duro di quanto i russi non siano disposti ad ammettere) e per garantire il funzionamento della macchina statale nel caso in cui fosse il resto del mondo a escludere la Russia dal Web, richiesta in effetti avanzata dell’Ucraina e respinta dalla comunità internazionale. Come riportato in un bel pezzo apparso su Fanpage, “tecnicamente è possibile che un giorno la Russia decida di bloccare tutti i nodi che trasmettono e ricevono dati da e per l’esterno tagliandosi fuori dal nostro Internet. Ma le conseguenze sarebbero terribili. Potenzialmente qualsiasi dispositivo o servizio che non ha server in Russia smetterebbe di funzionare”. Resta il fatto che, se non oggi in futuro, l’ipotesi di una uscita totale della Russia dal Web non è affatto da escludere, la Duma nel 2019 ha votato una legge che rende lo switch possibile. L’isolamento piace ai dittatori e Putin questo è, gli oppositori o li arresta o li manda al camposanto, bella forza poi vincere le elezioni.

Resta il fatto che per due anni ci siamo chiesti come sarebbe cambiato il mondo dopo la pandemia, come sarebbe stato il mondo convivente col Covid vaccinabile e curabile e insomma controllabile, e ora siamo qui a chiederci come sarà il mondo dopo questa guerra. Ché la guerra mica se n’è mai andata dal mondo e però fino a ieri era lontana abbastanza da permetterci di girare la testa da un’altra parte, e proprio Putin ci andava benissimo quando sterminava ceceni, e lo lasciavamo fare protestando appena appena a voce flebile flebile quando spianava mezza Siria. Come sarà il mondo del futuro è domanda da porre ai politologi che, presto speriamo, sostituiranno in televisione i generali che hanno soppiantato i virologi. Senza pretendere di rubar loro il mestiere, difficile che in Europa non si ripristini in una nuova forma la vecchia e mai rimpianta Cortina di Ferro. Due settimane di massacri han cancellato gli ultimi trent’anni anzi quaranta. Di nuovo la paura nucleare, di nuovo la corsa al riarmo, una ulteriore serie di vertici “franchi e costruttivi” (sta per: “abbiamo verificato d’essere in disaccordo su tutto e poco mancava che ci menassimo”). Un filmaccio già visto quando andavi alla scuola dell’obbligo e ora la barba è più sale che pepe. Ci si augura almeno che l’Unione Europea riesca a trovare un’identità, nel mondo di domani che non promette niente di buono. Smetta di essere l’ectoplasma che è stata fino a oggi, che è anche in questi giorni. Con la guerra sulla porta di casa nostra, interpretiamo un ruolo del tutto secondario, telefoniamo a questo, telefoniamo a quello, ma la nostra mediazione è inconsistente, i mediatori veri saranno altri, stanno ancora alla finestra, si decideranno a scendere in campo quando farà loro più comodo. Se l’Unione Europea è la cosa senz’anima che abbiamo conosciuto in questi anni, ha poco o punto senso di esistere. Il tempo di giochicchiare schivando le responsabilità è finito.

*Opinionista e critico cinematografico

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