Il grillo nella farina? Meglio come animale domestico

Il grillo nella farina? Meglio come animale domestico

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 3 Febbraio 2023, 17:42

Dal 26 gennaio, nei Paesi dell’Unione può essere commercializzata la farina di grillo (parzialmente sgrassata) e già in proposito fioriscono le fake news. Ché non esiste più notizia di qualche presa sulla cittadinanza che non sia accompagnata dal suo più o meno nutrito codazzo di bufale. Giusto un paio di esempi. Gira su WhatsApp e anche su Facebook un foglio secondo cui le principali catene di supermercati italiani sarebbero pronti a infilare ‘sti benedetti grilli sfarinati se non in tutti gli alimenti, quasi. Trattasi di bufala gigante per l’appunto, al pari di quest’altra.

Secondo un Militante Ignoto No-grilli, la farina doppio zero attualmente in commercio conterrebbe proteine in eccesso, eccesso giustificabile solo con una aggiunta, diciamo una correzione, di polvere grillica o grillesca, scegliete voi. Fioriscono le bufale, fioriscono pure le polemiche. Secondo alcuni, il grillo in tavola sarebbe un attacco alle tradizioni culinarie italiane. Ammesso e non concesso che d’attacco si tratti, non è certo il più temibile. I salutisti sfrenati, i salutisti malati - liberi di non crederci ma il salutismo talebano è una malattia e pure grave, ve lo dice il sottoscritto, mica un pirla di passo -, i salutisti penitenziali, bruxellensi e non, hanno messo sotto accusa il prelibato prosciutto (qualche fetta e ti partirebbe il cancro) e il vino inebriante (manderebbe in pappa il cervello, anche in dosi modestissime).

Questi sono attacchi seri, da respingere dati alla mano: non siamo forse fra i popoli più longevi e pure più geniali, tiè? Polemiche e catena di fake news si spiegano, mi pare, in modo assai semplice: l’idea di trovare insetti nel piatto, e seppur polverizzati, ci fa ribrezzo. Perché gli insetti anche fuori del piatto ci fanno ribrezzo. Anzi, fanno schifo a parecchi di voi, io mi chiamo fuori. Mi piacciono moltissimo gli insetti vivi, non solo il canterino saltellante grillo ignobilmente diffamato da Collodi (trovatemi un personaggio più odioso del Grillo Parlante nelle letterature d’ogni tempo e luogo, se ci riuscite), anche la zanzara per cui manco quelli del Wwf spendono mezza parola buona, solo i fratini e gli agnellini difendono: gli animali carini, tanta tenerezza.

E invece quanto mi manca la zanzara da macchina, che mentre guido si nutre di me e mi abbozza: non vedo l’ora che torni il caldo e ritorni, maestra sempre nello schivare la mano o il giornale o il libro che su lei piovono per acciaccarla, tentativi d’omicidio però affettuosi: un gioco fra noi due, via.

Proprio non ci garba l’idea della farina grillosa mescolata all’impasto della pagnotta, acquattata nella tagliatella, dicano quel che vogliono l’antropologo («Presso tanti popoli, gli insetti son considerati prelibatezze»), il nutrizionista («Sono bombe proteiche, meglio della mucca, e contengono pure gli amminoacidi essenziali e un sacco di altre sostanze che fanno tanto bene»), l’ambientalista («Allevare più grilli e meno mucche darebbe una gran mano al pianeta: inquinamento abbattuto, il grillo è ecologico»). Mentre le parole di chi li ha mangiati, non come correzione d’una farina e bensì arrostiti o fritti o chenesò, sebbene entusiaste, non invogliano all’assaggio. Secondo costoro il gusto del grillo richiamerebbe un po’ quello dei crostacei (quale, di grazia?) e un po’ quello del popcorn. Cari gourmet sedicenti, gourmet dei miei stivali, decidetevi: popcorn o crostacei? Se immagino un piatto di scampi e sopra una manciata di popcorn oppure un bidone di popcorn formato blockbuster con dentro qualche pezzetto di granchio, mi parte la serie di conati di vomito.

Nessuno, in ogni caso, finirà per mangiare grillo (farina di) senza volerlo: la presenza dell’ingrediente oggi così discusso sarà sempre indicata nell’etichetta, e questa non è fake ma notizia vera. Come è vero che le Marche sono all’avanguardia nell’allevamento di grilli da farina, grazie alla Nutrinsect di Montecassiano. Chissà se li vendono anche vivi. Come animali da compagnia, ché al pensiero di nutrirmi di grilli devo ancora abituarmi, diciamo, ma tre o quattro cricrì me li porterei a casa volentieri: fanno musica, fanno allegria, han poche pretese. E se il grillo domestico diventasse di moda?

*Opinionista e critico cinematografico

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