Marchigiani sempre tignosi. Non cambiamo con il sisma

Marchigiani sempre tignosi. Non cambiamo con il sisma

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 11 Novembre 2022, 13:53

Non-voglio-sentire. Non voglio sentire poeticismi miserabili secondo cui il terremoto sarebbe la ribellione della Terra nei confronti dell’Uomo che la maltratta. Vi do una notizia, poetastri della disgrazia: i terremoti con l’inquinamento non c’entrano. Terremoti ce n’è sempre stati, ce n’erano quando l’uomo non c’era, e il pianeta era il paradiso degli uccellini che volteggiavano fra le felci ondeggianti, emettevano soavi cip-cip e si riposavano sulla groppa del mansueto bisomedonte (che immagine idilliaca, eh? pure io son buono a far lirismo d’accatto, se mi ci metto). Non voglio sentire l’angosciato quesito «Mercoledì è toccato a noi e anche al Nepal e al Vattelapesca, martedì alla Putrezia e alla Tucazia, e lunedì aveva ballato la Kamchatka (del Risiko, of course): cosa sta succedendo, che disegno c’è sotto? Perché non posso credere si tratti di semplici coincidenze». Il disegno de soreta, ecco che c’è sotto. Er disegno de soreta. E non sono disposto a perdere un secondo del mio tempo ad ascoltar chi stabilisce stretta correlazione tra le trivellazioni in Adriatico e la botta che ci ha buttato giù dal letto mercoledì. Validi motivi per non bucherellare il suolo a groviera esistono, ce lo dicono gli esperti riconosciuti, in cattedra nelle vere università e non su Telegram. Riguardano l’impatto ambientate delle perforazioni, non il rischio che le medesime scatenino un grosso sisma. E non mi va di sentire gli sproloqui degli youtuber laureati in geologia su Facebook, degli sfaccendati e a tempo perso sismologi, e dei commercianti geologi e dei giuristi geologi e degli operai però pure geologi e delle casalinghe però informate, e degli umarell che fra un cantiere e l’altro discettano di tettonica a placche (o la aboliscono, rimpiazzandola con una loro teoria) e insomma di tutti quelli che - rigorosamente a posteriori - garantiscono di averlo previsto il terremoto, perché loro sanno come si fa, mica come gli inetti rappresentanti della Scienza Ufficiale (l’unica scienza che esista: sorry, “ufficiale” è pleonastico) e lo dimostrano profetizzando l’arrivo imminente di scossette ulteriori di secondo grado della scala Richter, forse di terzo grado, e grazialcavolo, che previsione ardita.

Se per tenere a bada la paura vi fa piacere seguire uno o più di questi autoproclamati sapienti, fate pure, cari lettori, ve li lascio tutti, ognuno la paura la tiene a bada come crede come può. A proposito di profezie e veggenti, cosa aspettano gli esegeti di Nostradamus a scovare la quartina contenente la visione del terremoto di mercoledì? O forse l’hanno già trovata, mirabilmente interpretata, e io, imperdonabile distratto, nulla ne ho saputo? Nel caso, ditemelo, i veggenti che scrivono tanto oscuro che nei loro testi ci può trovare tutto, basta torcerli nella direzione desiderata, i veggenti mi divertono moltissimo. E Baba Vanga, ecco, la Tiresia bulgara analfabeta: almeno lei, dello scrollone di ieri ci aveva avvertiti inascoltata? E il ragazzino prodigio indiano, che aveva previsto il Covid (e la sua fine: a inizio 2021 o giù di lì, vabbè) e quei cattivoni di Facebook gli hanno chiuso il profilo senza tanti complementi? O si scomoda(va)no, ‘sti visionari, solo per robe grosse, catastrofi vere, non un semplice spavento collettivo con crolli di calcinacci? Indagherò. Invece e infine, non voglio più sentire il “Ci mancavi tu”, terremoto. Lo so, era il titolo del giornale di ieri. Ed era perfetto, e no, non lo dico perché su questo giornale scrivo. Era perfetto perché fotografava lo scoramento di noi tutti, svegliati di soprassalto, cacciati dal letto ballerino mentre tutto tremava vibrava oscillava, e i libri dei piani alti si improvvisavano tuffatori, tutti giù per terra. Mobbasta però. Ché a noi marchigiani lo scoramento non s’addice. Possiamo provare paura, non farci paralizzare dalla paura. Possiamo recriminare sulla ennesima botta di sfiga, e un attimo dopo rimboccarci le maniche, riparare le crepe. Siamo marchigiani: tignosi, non lagnosi. Restiamo come siamo. Gente che se dalla vita riceve una sberla ne restituisce due, e poi altre due e ancora, e finché non diventano dispari. Non cambiamo, alla faccia di Terry che troppo spesso viene a trovarci.

*Opinionista e critico cinematografico

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