Romano Prodi

Dalle università può nascere l’unione tra Europa e Africa

di Sauro Longhi
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Lunedì 18 Luglio 2022, 07:10

Torno a riflettere sull’Africa, non tanto per gli effetti dell’anticiclone nordafricano che porterà giorni e notti ancora più calde, rendendo la nostra estate simile a quelle dei Tropici, ma per le opportunità che dobbiamo e possiamo creare con questo continente. Ma come, con il Paese in una piena crisi politica con un governo che traballa e di cui forse conosceremo il futuro solo mercoledì prossimo, andiamo a interessarci di paesi così lontani e tanto diversi da noi per cultura, storia, religione, economia e organizzazione politica e sociale? Con un Governo regionale che non riesce ad esprimere azioni concrete e incisive di crescita e rilancio sul piano sanitario, sociale ed economico, andiamo ad aprire collaborazioni con economie così distanti e diverse dalle nostre?

Sì, se si vuol pianificare azioni lungimiranti per risolvere problematiche complesse, come i flussi migratori, le crisi energetiche, i cambiamenti climatici e dare opportunità concrete alle nuove generazioni, quelle che ancora siedono nei banchi di scuola. La scorsa settimana due fatti che anticipano queste prospettive mi hanno suggerito di tornare su questo argomento: il primo, un incontro a pranzo organizzato da una nostra giovane Ricercatrice, due componenti del gruppo provengono dal Sudan e dalla Nigeria e il ristoratore che ci ospitava dall’Eritrea; il secondo l’incontro a Portonovo con il prof. Romano Prodi. 


Di fronte alle riconfigurazioni delle catene globali del valore, indotte dalla pandemia e dalle conseguenti difficoltà logistiche, aggravate ancora di più dalla guerra tra Russia e Ucraina, in un mio recente contributo su queste colonne, avevo evidenziato le opportunità che esistono per un maggior coinvolgimento economico con l’Africa, proponendo una equa collaborazione con questi Paesi per contribuire al loro sviluppo e alla creazione di nuove catene produttive più vantaggiose per tutti e forse più stabili grazie alle ridotte distanze. Nelle università l’apertura verso l’Africa è iniziata da tempo creando sinergiche collaborazioni. Tra le tante mi piace evidenziare quella coordinata dall’Università di Camerino in collaborazione con l’Università di Urbino per l’istituzione della Facoltà di Medicina e Scienze Farmaceutiche presso l’Università di Dschang in Camerun e che nel 2017 ha visto l’avvio del Corsi di laurea in Farmacia in Camerum.

Risultato reso possibile dalla collaborazione scientifica avviata già da diversi anni.


Qui si inserisce il contributo del prof. Prodi, che prima dalle colonne del Sole24Ore e poi nell’incontro di Portonovo ha proposto di costruire nuove università mediterranee per cambiare visione. Venti nuove università, fondate ciascuna da un ateneo dell’Europa e da un ateneo dell’Africa, con un egual numero di professori dalle due sponde del Mediterraneo, e soprattutto con la stessa proporzione fra studentesse e studenti che dovranno “tutti” frequentare le due sedi per favorire quella positiva contaminazione tra culture e storie diverse che abbiamo sperimentato nei progetti Erasmus e che hanno contribuito alla creazione dei cittadini d’Europa e di una nuova classe dirigente aperta ai valori europei. Un’idea formulata anche nel report “Verso Sud” recentemente presentato dalla Ministra per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, con prospettive che prevedono un maggiore protagonismo economico dell’Italia e in particolare del suo Mezzogiorno, con tutte le sue università e centri di ricerca. 


Vi immaginate come potrebbe cambiare il mondo? Il Mediterraneo capace di unire due continenti, con tante culture che si incrociano e che generano nuove idee su cui creare tante opportunità economiche e sociali ad oggi inimmaginabili. Nelle aule e nei laboratori dove la conoscenza si arricchisce e si condivide, le studentesse e gli studenti di culture diverse si incontrano, si conoscono, si comprendono e si rispettano. Così si creano le classi dirigenti del futuro, quelle capaci di superare le guerre e dare sostenibilità al pianeta. La conoscenza fa scomparire le paure verso chi non conosciamo, è la luce che illumina la stanza buia delle nostre paure!

* Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione  Facoltà di Ingegneria Università Politecnica delle Marche

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