Shoah, la memoria delle vittime per costruire un mondo di pace

Shoah, la memoria delle vittime per costruire un mondo di pace

di don Aldo Buonaiuto
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Domenica 29 Gennaio 2023, 06:00

«Il ricordo dello sterminio di milioni di persone ebree e di altre fedi non può essere né dimenticato né negato. Non può esserci fraternità senza aver prima dissipato le radici di odio e di violenza che hanno alimentato l’orrore dell’Olocausto». Le parole di Papa Francesco durante il Giorno della memoria – celebrato in tutto il mondo con numerose iniziative tra cui mostre, programmi televisivi, presentazioni di libri, concerti, spettacoli e proiezioni cinematografiche – permette di fare una retrospettiva del nostro passato doloroso estendendo lo sguardo all’attuale situazione dell’umanità. L’appuntamento del 27 gennaio, istituito nel 2005 per commemorare le vittime dell’Olocausto, riporta alla luce il massacro subito dal popolo ebraico: dei sei milioni di ebrei deportati nei lager, ne sono sopravvissuti solo poche migliaia.

È la Shoah, quel terribile genocidio di uomini, donne e bambini perpetrato in nome dell’assurdo concetto di “purezza della razza”. Nessuno studio né trattato storico scritto in questi anni dalla fine del conflitto mondiale ha mai potuto spiegare realmente il perché di quell’orrore; né nessun film o documentario è riuscito a descrivere pienamente la disperazione vissuta da tanti ebrei catturati nel sonno, spintonati in strada, chiusi in vagoni-merci per giorni, internati nei campi di concentramento e infine cremati nei forni. Di milioni di innocenti non rimane neppure una tomba su cui piangere o deporre un fiore. La ferocia nazista si è spinta così “oltre” da trasformare l’uomo in un essere disumano, incapace di provare pietà anche per i neonati, uccisi nelle camere a gas con le loro mamme.

Consapevoli del fatto che nessun tribunale terreno potrà mai rendere giustizia a crimini così efferati, l’unica speranza è che tali atrocità almeno non vengano dimenticate o negate, nonostante le evidenze. La Shoah insegna che la prepotenza e la violenza – ancora più gravi perché perpetrate nei confronti di inermi e bambini – non ha nessuna giustificazione e produce infine solo ceneri e pianto. Da un tale sfacelo l’uomo è ripartito e sembra essersi risollevato sostituendo quei principi nefasti che hanno caratterizzato il Novecento.

Oggi però i nuovi valori, ha affermato al Quirinale il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, li «vediamo minacciati nel mondo da sanguinose guerre di aggressione, da repressioni ottuse ed esecuzioni sommarie, dal riemergere in modo preoccupante – alimentato dall’uso distorto dei social – dell’antisemitismo, dell’intolleranza, del razzismo e del negazionismo, che del razzismo è la forma più subdola e insidiosa».

È tristemente vero che, dopo quasi 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale e del peggior genocidio della storia, sembrerebbe che l’umanità non abbia imparato dai propri errori. Sono ancora in troppi a credere che, in nome di un’ideologia, in nome di Dio, o di pretestuose rivendicazioni territoriali si sia legittimati ad uccidere il proprio fratello. Dinanzi a queste situazioni «non si deve trasmettere soltanto un’informazione ma occorre toccare il cuore», ha osservato in un messaggio per la Giornata della memoria il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. «In un momento così difficile, pieno di inquietanti semi di violenza – ha spiegato il porporato – confrontandoci con la terribile logica della guerra frutto sempre della crescita di inimicizia e disprezzo della vita, la memoria delle vittime deve imporci un nuovo impegno per costruire un mondo di pace».

La Chiesa ha il compito di creare comunione proteggendo ovunque l’uomo e la sua dignità, andando verso i poveri e difendendo il bene prezioso della pace. D’altronde, quando l’uomo rinnega e disprezza il suo simile, è capace anche di compiere delitti orribili... Solamente ristabilendo la giustizia e il diritto negati, affrontando il presente con impegno e fiducia, forse riusciremo a costruire una società migliore. Attraverso una crescita etico-morale di tutte le forze in campo, nella consapevolezza di essere un popolo che cammina insieme mantenendo il passo del più disagiato, questo mondo potrà riscoprire davvero la speranza e vivere nella gioia.

* Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII

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