Il bilanciamento, la sostenibilità e ciò che ci possiamo permettere

Il bilanciamento, la sostenibilità e ciò che ci possiamo permettere

di Donato Iacobucci
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Mercoledì 21 Luglio 2021, 22:25 - Ultimo aggiornamento: 22:26

Nel Corriere Adriatico di sabato scorso il collega Carlo Carboni è tornato sul tema dell’istituzione dell’area marina protetta del Conero lamentando l’orientamento contrario del sindaco di Ancona. Le ragioni della parte avversa all’istituzione dell’area marina protetta sono state ricordate in un intervento di Andrea Fabi di lunedì scorso. I due interventi evidenziano una contrapposizione netta fra la posizione dei favorevoli, che sembrerebbe costituita in prevalenza da intellettuali che ragionano per principi, e la posizione dei contrari, apparentemente costituita da chi trae reddito dalle attività collegate alla costa e al mare. Non conosco nel dettaglio la storia dell’istituzione dell’AMP e non ho elementi per valutare gli effetti economici e sociali richiamati dai favorevoli e dai contrari. La vicenda può essere però inserita in una più generale riflessione sulla dialettica fra cittadini, istituzioni e ambiente che è destinata a diventare un nodo cruciale nei prossimi decenni.

E’ della scorsa settimana la proposta della Commissione UE degli obiettivi per la transizione ecologica sui quali i paesi membri saranno chiamati ad impegnarsi nei prossimi decenni. Questi obiettivi sono misurati principalmente in termini di riduzione delle emissioni che contribuiscono al riscaldamento globale. Secondo le proposte della Commissione, al 2035 si dovrà avere una riduzione del 55% delle emissioni di Co2 per arrivare alla neutralità climatica al 2050. Fra gli obiettivi che hanno suscitato maggiori reazioni vi è la messa al bando delle auto a motore termico entro il 2035. Una previsione che è destinata a provocare fin dai prossimi anni un vero sconquasso nelle filiere dell’automotive. Sempre al 2035 la produzione di energia da fonti rinnovabili dovrà rappresentare il 40% del totale.

Come noto, la transizione ecologica è destinata ad avere un impatto significativo ed in alcuni casi dirompente non solo sulle filiere dell’automotive e sulla generazione di energia. Essa determinerà modificazioni e stravolgimenti nell’organizzazione di tutte le attività produttive, manifatturiere e di servizi; partendo dal modo con il quale sono concepiti i prodotti fino alle loro modalità di fruizione e consumo.

Il passaggio del green deal da enunciazioni di principio a impegni specifici ha suscitato numerose reazioni negative da parte dei governi nazionali, compresi quello italiano, che lamentano il potenziale impatto negativo sull’occupazione e sul reddito in alcune filiere. Qual è la relazione fra il tema dell’area marina protetta e gli obiettivi della transizione green? In entrambi i casi i rappresentanti politici si fanno interpreti degli interessi dei soggetti che ritengono di essere potenzialmente danneggiati da misure di salvaguardia ambientale: può trattarsi di investitori che temono la svalutazione dei propri asset, di lavoratori che vedono a rischio i propri posti di lavoro, di consumatori che debbono rinunciare a consolidate abitudini di consumo o di svago. Il paradigma di riferimento è quello del trade-off (cioè del bilanciamento) fra ambiente e sviluppo, per cui la salvaguardia del primo implica sacrifici sul secondo e viceversa. La risposta è quella dell’opposizione e della negoziazione, al fine di dilazionare l’applicazione delle misure di salvaguardia ambientale o ottenere delle forme di compensazione. E’ un approccio che non possiamo più permetterci.

* Docente di Economia alla Politecnica delle Marche  e coord. Fondazione Merloni

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