Dagli accorati appelli alla epopea della app

Dagli accorati appelli alla epopea della app

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 8 Maggio 2020, 20:08
Questo è un appello. Accorato. Ai nostri governanti d’ogni ordine e grado, che ogni giorno, e son due mesi, ci tempestano d’appelli accorati. In fase lockdown era «state a casa», ora tira forte l’invito a «non vanificare i sacrifici fatti». Mentre la supplica a «non abbassare la guardia» non passa mai di moda, tornerà buona anche per la fase 3, qualsiasi cosa significhi fase 3. E tutti ‘sti appelli hanno stancato da un pezzo. Ché noi, cari governanti d’ogni ordine e grado, abbiamo dimostrato ampiamente di saperci comportare in emergenza. Guarda un po’: alla nostra e alla altrui salute, a non beccarci il virus maledetto e a non diffonderlo, ci teniamo. Siamo stati ai domiciliari senza battere ciglio. Ora passeggiamo tutti o quasi con le mascherine (che per passeggiare e basta manco sarebbero obbligatorie ma le indossiamo uguale, e benissimo così). E non ci assembliamo, e non perché le strade siano piene di rappresentanti delle forze dell’ordine come manco nei tardi anni Settanta primi Ottanta, anni di piombo (ero bambino ma me lo ricordo quel periodo, abitavo a Torino, c’erano meno posti di blocco che ad Ancona in queste settimane). Noi la nostra parte la stiamo facendo. Voi la vostra – difficilissima, nessuno intende negarlo – un po’ meno bene. Tre cose erano state dichiarate indispensabili – dagli esperti, mica dal sottoscritto – per una fase 2 “in sicurezza”, oltre al distanziamento sociale. Tamponi, test sierologici e la app per il tracciamento dei contatti. Tamponi se ne stanno facendo molti più che a marzo. Oltre mille al giorno nelle Marche, tranne i festivi. Ma siamo ancora lontani dalla tamponatura di massa che in Corea del Sud - e in Veneto, se non volete andar tanto lontani - ha dato ottimi risultati. Quanti sono oggi i positivi in Italia? I dati quotidianamente forniti dalla Protezione civile c’è chi sostiene vadano moltiplicati per 10 e chi per 20. In ogni caso sono dati inattendibili. Anche con i test sierologici – ricerca di anticorpi per determinare quanti hanno avuto il virus magari senza sviluppare sintomi e ora sono immunizzati – siamo indietro, sebbene parecchie aziende stiano provvedendo a testare i propri dipendenti autonomamente. Ma il ritardo più preoccupante riguarda la app per il tracciamento dei contatti. Era stata garantita pronta per inizio maggio. Ora la avremo (forse) a fine maggio. Quando, ci si augura tutti, non sarà più così utile, i nostri comportamenti virtuosi (ma sempre più pesanti da mantenere: non è tollerabile per un lungo periodo la limitazione della libertà individuale) e il caldo avendo arginato la circolazione del virus. Probabile torni buona per l’autunno, prevedibile recrudescenza dello stramaledetto (ma per allora, una terapia specifica efficace è chiedere troppo?). Quella della app sta diventando un’epopea. Meglio, una telenovela. «Agire celermente» è stata la parola d’ordine fin dall’inizio: a marzo. Ad aprile il governo, fra le numerose opzioni disponibili, ha scelto Immuni. Malgrado una delle innumerevoli task force di esperti che come funghi son proliferate avesse suggerito di prendere in considerazione anche una seconda app: per metterle a confronto. Scelta fatta, tutto risolto? Certo che no. Lo scoglio su cui Immuni è incagliata è la questione, niente affatto secondaria, della conservazione dei dati personali, tutela della privacy. Non essendo inoltre il download di Immuni obbligatorio, bisognerà poi vedere la sua reale utilità: la scaricassimo in pochi, servirebbe a un bel nulla. Ricapitolando. Con i tamponi siamo ancora indietro ma qualcosa si muove, con i test sierologici idem, mentre la app non c’è proprio. In compenso ci becchiamo le prediche. E siamo travolti dai moduli per la autocertificazione, cinque, se non ho contato male, in fase 1 e ora è uscito quello per la fase 2 ma anche l’ultimo della fase 1 va bene. E dal diluvio di ordinanze spesso contraddittorie, a volte paradossali. E questo proprio quando sarebbe il caso di semplificare tutto brutalmente. Di chiuderli una volta per tutte gli attivissimi Uffici Complicazione Cose Semplici. Per l’oggi e per il domani. Perché lo sapete, vero, il futuro che ci aspetta a virus sconfitto o col virus conviventi? Si chiama Crisi Economica Bestiale.

*Opinionista e critico cinematografico
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