Stipendi statali, aumenti fino a 190 euro: otto miliardi per i contratti. Calcoli e simulazioni

La relazione tecnica della legge di Bilancio, spiega che l’aumento medio per i 3,2 milioni di dipendenti pubblici, sarà del 5,8 per cento

Stipendi statali, aumenti fino a 190 euro: otto miliardi per i contratti. Calcoli e simulazioni
Stipendi statali, aumenti fino a 190 euro: otto miliardi per i contratti. Calcoli e simulazioni
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Venerdì 29 Dicembre 2023, 22:08

Le risorse per il rinnovo dei contratti pubblici sono probabilmente la vera sorpresa della manovra del governo Meloni. Un terzo delle risorse della legge di Bilancio sono state destinate a questa voce. Sul tavolo del negoziato il governo ha messo 5 miliardi per i dipendenti statali, a cui si aggiungono quasi altri 3 miliardi destinati al comparto della Sanità, quello maggiormente in sofferenza per la fuga dei medici. Una parte di queste somme sono già state anticipate ai dipendenti statali con le buste paga di dicembre.

Gli aumenti

L’indennità di vacanza contrattuale è stata aumentata di 6,7 volte e i dodici mesi di riferimento sono stati versati tutti in un’unica soluzione. Ma quale sarà il beneficio degli aumenti? La relazione tecnica della legge di Bilancio, spiega che l’aumento medio per i 3,2 milioni di dipendenti pubblici, sarà del 5,8 per cento.

Si tratta, secondo i primi conteggi, di una cifra che oscilla tra i 180 e i 190 euro al mese. Per ottenere gli aumenti sarà prima necessario negoziare il nuovo contratto con i sindacati.

I contratti

Il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha già firmato la direttiva per avviare le trattative. A gennaio saranno convocati i primi tavoli. Ma sul rinnovo del contratto pende una grande incognita. Il taglio del cuneo fiscale rischia di azzerare gli aumenti di stipendio per i dipendenti pubblici che hanno uno stipendio compreso tra 33 e 35 mila euro. Si tratterebbe di un numero elevato di statali. L’aumento di stipendio del 5,8%, infatti, farebbe scavalcare il limite dei 35 mila euro che dà diritto alla decontribuzione, facendo perdere il taglio del 6% sui contributi da versare all’Inps.

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